Abissi e grattacieli: il rap dei Manlio Sanchez

Argomenti scomodi, beats incessanti, testi sputati addosso con schiettezza, come nella migliore tradizione del rap. Loro sono i Manlio Sanchez: collaborazione, al 50% tra Roberto “Sippo” Comandè e Federico “Rico” Farina, che ha generato il primo album ufficiale del gruppo intitolato Grattacieli – Ground Zero.

Qual è la visione della realtà che esprimete in “Grattacieli”?

Raccontiamo che in questa battaglia di estremi, tra le cime più alte e gli abissi più profondi, c’è la realtà e la ricerca di se stessi. E’ lì che, secondo noi, c’è la vita. Ed è la commistione tra queste due concezioni che ci porta all’equilibrio, a “Ground Zero”.

Questa condizione intermedia è una costrizione?

Spesso, ognuno di noi può essere influenzato da condizionamenti esterni e può capitare che ci si senta obbligati a cercare l’equilibrio di cui parlavamo prima. Per quel che ci riguarda, però, è un “obbligo” che ci consente, comunque, di essere il più spontanei possibile senza dover filtrare nessuno dei messaggi presenti nei nostri testi.

Appunto, alcuni di questi ultimi sono decisamente diretti. Secondo voi, oltre la durezza, esiste un altro modo di raccontare il proprio pensiero?

Certo. Abbiamo già attraversato una fase in cui, nei nostri pezzi, c’era una maggiore introspezione ed una maggiore riflessività. Questo, però, è un aspetto che va necessariamente mescolato con la crudezza delle parole. Mischiando questi due elementi, infatti, si crea quell’equilibrio che permette di far arrivare il messaggio alle orecchie e alla mente di chi ci ascolta.

Come avviene l’elaborazione dei vostri pezzi? C’è sinergia tra di voi?

Assolutamente. La sinergia si realizza soprattutto in ciò che dà l’impronta al pezzo e che lo caratterizza dal punto di vista musicale e dei contenuti. Poi, c’è anche l’apporto personale: “Rico” crea le basi e, dopo aver deciso insieme le linee ritmiche che possono combaciare con queste, ognuno di noi, singolarmente, butta giù le strofe del brano. Alla fine confrontiamo ciò che abbiamo prodotto. Fondamentalmente, è un comune accordo per una comune crescita.

Per finire, a cosa vi piacerebbe dare voce?

Proprio pochi giorni fa “Sippo” ha scritto un testo che inizia con questa frase: “Diamo voce alle cose: tu chiamaci ventriloqui”. Il senso è quello di riuscire a dare voce a qualsiasi cosa ed arrivare al massimo delle potenzialità del rap che, secondo noi, può esprimere qualsiasi sensazione e qualsiasi evento. E questo è anche il nostro obiettivo principale.

Fabrizio Santoro

Fabrizio Santoro

Fabrizio Santoro. Inizia questa vita nel 1984 e per uno scherzo del karma diventa un consulente del lavoro. Colleziona lauree, tra cui una in giornalismo. Nutre passioni morbose e viscerali per la poesia (sia in veste da lettore che, soprattutto, in veste da scrittore) e per la musica. Dentro l’utero materno, al 6° mese, sente il primo pezzo: Radio ga ga dei Queen. Nasce prematuro per completare l’ascolto dell’intero album.
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