“Il Calapranzi”. Un singolare Pinter al Teatro dei Naviganti di Messina

Il Teatro dei Naviganti di Messina, fondato e diretto dagli attori Domenico Cucinotta e MariaPia Rizzo, inaugura il nuovo anno “alla grande”, proponendo in scena “Il Calapranzi” di H. Pinter, per la regia di Michelangelo Maria Zanghì e prodotto dalla compagnia “Santina Porcino”, con Francesco Natoli e Michele Falica.

Il lavoro, il più rappresentato del drammaturgo britannico, si è reso singolare, caratterizzato da una inconfondibile nota originale, da sempre biglietto da visita della Compagnia siciliana.

La trama, semplicissima, che vede protagonisti due killer (interpretati da Natoli e Falica in modo ineccepibile) “manipolati” da un boss per uccidere un terzo personaggio (che alla fine si rivela essere uno di loro due) “cammina” parallelamente ad una scenografia essenziale ma potente (curata magistralmente da Francesca Cannavò) che a sua volta è intrisa di tutto il dramma, di tutta la desolazione, la disperazione, del sentimento claustrofobico che tratteggiano, seppur in modo diverso, la natura dei due personaggi protagonisti, Ben e Gus.

La scena, apparentemente statica, si “dinamizza” grazie alle assurde sedute dei due killer che alle volte siedono di spalle, altre parallelamente ed altre ancora capovolgendo le due sedie (che insieme ai personaggi ed al piccolo ascensore “calapranzi” popolano la scena) facendo della spalliera la seduta e della seduta la spalliera. Ma si rende dinamica anche ispirandosi ad un certo “nuovo voyeurismo teatrale” che conduce lo spettatore in una visione scenica come se fosse da ogni angolazione,come se entrasse nella claustrofobica cantina di Ben e Gus e si facesse i fatti loro, interrogandoli sugli assurdi, comici e drammatici, dialoghi e sulle assurde reazioni. Assurdità che esprime fedeltà al lavoro pinteriano degli anni ‘60 e che lo rese unico sconvolgendo per sempre le dinamiche teatrali europee.

Un collegamento inevitabile riporta all’ “Aspettando Godot” di S. Beckett dal quale, però, si distacca in quanto ne “Il calapranzi” l’attesa riguarda un personaggio meschino, sadico, privo di umanità. In Beckett, invece, si attende un personaggio positivo, che non si sa se arrivverà, ma in ogni caso .

La regia si è anche soffermata sul sadismo imperante nella storia: quello da parte del boss, del “capo” che tormenta i killer con richieste improbabili ed anche quello da parte di uno dei due personaggi che si fa beffa delle maggiori fragilità dell’altro. Tanto valore al sadismo, che quel piccolo motacarichi quadrato, che sale e scende, illuminandosi ad ogni apertura, sormontato da una grande scritta di legno, , che ne indica il nome, “Calapranzi”, espressione materiale di quel potere “alto”, viene letteralmente scoperto (alzando una coperta predisposta a coprirlo ad inizio spettacolo) da Ben e Gus poco per volta, lasciando allo spettatore il gusto della visione.

Uno spettacolo assurdo e logico; quotidiano e bizzarro; cattivo e buono; comico e drammatico.

Un finale inaspettato. Una vittima nuda, senza indumenti, come se vestito soltanto delle proprie fragilità e meschinità, che si copre il membro in segno di un briciolo di pudicizia, atterrito di fronte al suo carnefice.

Un lavoro innovativo e singolar grazie alla asciutta ed intelligente regia di Michelangelo Maria Zanghì, ben coadiuvato da Simone Corso; grazie alla bravura e professionalità degli attori, grazie alla linea “visionaria” della scenografia di Francesca Cannavò ed alla bravura di tutte le collaborazioni.

Una messa in scena che si conferma attuale, evidenziando come alla base di tutto, c’è forse la grande ed inquietante verità che un po’ tutti siamo nella cantina di Ben e Gus, in preda ai capricci di qualche potere “alto”, ciascuno in attesa di una personale resurrezione.

 

Il Calapranzi” 
Di Harold Pinter
Regia di Michelangelo Maria Zanghì
Con Michele Falica e Francesco Natoli
Scena Francesca Cannavò
Costumi Cleopatra Cortese
Aiuto Regia Simone Corso
Foto di Scena Domenico Genovese
Locandina Riccardo Bonaventura
Assistente alla Regia Stefania Faranda
Amministrazione Associazione Culturale Filokalòn
Produzione Compagnia Teatrale Santina Porcino

 

 

 

 

 

Il Teatro dei Naviganti si trova a Messina, in Via del Santo n.69 e vi dà appuntamento al 27 ed al 28 Gennaio con “ Mostro Caligola”

Per ogni spettacolo è necessario prenotarsi.

Info e prenotazioni: tel. 090 2924580 lasciando un messaggio in segreteria indicando il vostro nome, il numero di posti che vi interessano ed il giorno per cui intendete prenotare; il messaggio vale come prenotazione oppure tramite messaggio whatsapp al 339 5035152 (stesse modalità).

 

 

 

 

Laura Faranda

Laura Faranda

Nata a Messina nel 1984. Critica e curatrice di Arte Contemporanea. Anche Dottore di Ricerca in Geografia Umana e Culturale, per questo particolarmente sensibile all'interazione arte/territorio. Ama l’arte ed ogni suo riflesso: dalla tradizione artistica medievale alle espressioni di avanguardia, purché non si cada nel cattivo gusto. Desiderosa di conoscenza, sperimenta spesso i più diversi canali di ricerca. Per scirokko.it cura si occupa di critica d'arte contemporanea e della promozione di nuovi artisti e di eventi culturali messinesi e siciliani.
1 Commento
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    Luigi

    mi piace

    02/02/2018 at 9:59

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