Delitto Scialfa, una gelosia che uccide

E’ il 26 Aprile 2012, sono passati due giorni dalla scomparsa di Vanessa Scialfa; due giorni di ricerche incessanti, di appelli dei familiari, di paura. Ed è proprio dopo questi due giorni che, al termine di un interrogatorio durato diverse ore, Francesco Lo Presti, fidanzato e convivente della ventenne siciliana, crolla confessando l’omicidio. Una prima lite, racconta il ragazzo, sarebbe nata dal fatto che, in un momento di intimità, la ragazza avrebbe nominato per errore l’ex fidanzato, scatenandosi contro le ire del convivente. Vanessa quindi, infastidita si sarebbe vestita, probabilmente per andare via di casa; ed è a questo punto che Lo Presti, dopo aver fatto uso di cocaina, avrebbe strangolato la giovane, annodandole alla gola dei cavi elettrici strappati ad un elettrodomestico, impedendole così di varcare la soglia per poi soffocarla con un panno imbevuto di candeggina. In un primo momento, resosi conto della gravità delle sue azioni, il trentacinquenne pare aver pensato di farla finita, ma tornato sui suoi passi avrebbe avvolto la giovane in un lenzuolo, caricandola in auto, per poi dirigersi verso la statale Enna-Caltanissetta gettando il corpo giù da un cavalcavia all’altezza dell’ex miniera di Pasquasia, tornando quindi per interpretare la parte del fidanzato preoccupato. Nei due giorni successivi alla scomparsa tuttavia, in molti avevano puntato il dito contro Francesco, quel ragazzo estremamente geloso della propria fidanzata, tanto da – a detta degli amici – averla cambiata:

«Era bella e si fidava sempre della gente, forse troppo, ma da quando aveva conosciuto quell’uomo era cambiata. Lui era molto geloso e non voleva che frequentasse i suoi vecchi amici, l’aveva chiusa in casa.»

Persino il padre della giovane, che aveva accolto il ragazzo in famiglia convinto che si sarebbe preso cura della figlia, ancora prima che la condanna fosse annunciata era convinto che ad uccidere fosse stato lui. A nulla valgono le scuse del ragazzo fatte alla madre della giovane:

«Chiedo venia alla signora Isabella, la mamma di Vanessa, che spero abbia finalmente la pace che non ha avuto in vita.»

Immediata la replica di Isabella Castro, per la quale, comprensibilmente, il perdono non è assolutamente contemplato, estremamente critica, inoltre, per la scelta del rito abbreviato con il quale il ragazzo riesce a evitare l’ergastolo, venendo condannato a 30 anni di carcere.

«Non lo perdonerò mai. Ha scelto il rito abbreviato solo per avere uno sconto di pena: gli assassini non devono avere questa opportunità.»

Alessandro Longo

Alessandro Longo

Alessandro Longo, classe 1992. Laureando in Relazioni Internazionali e Politiche presso l’Università di Messina, è nato e cresciuto a Torre Faro. Scrive su scirokko.it per la rubrica “Giallo Vintage”, occupandosi della ricostruzione e della narrazione di vecchi casi che, per il loro impatto sociale, hanno interessato la cronaca nera non solo italiana, ma di tutto il mondo.
0 Commenti

Scrivi un Commento

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com