Grande partecipazione per la mostra “Storie d’Anima”

“Quando ho deciso di salire alla Villa Mandalari, avevo già pensato al percorso Junghiano. Ma è stato come se non avessi potuto intraprenderlo, senza passare dai luoghi che rappresentano l’inizio della Psichiatria”.

Valentina Salvini, Psicologa, Specializzanda in Psicoterapia ad indirizzo Junghiano al CIPA (Centro Italiano Psicologi Analisti, Istituto del Meridione) presenta così il suo viaggio nei luoghi, a volte inquietanti e nascosti, dell’Ombra e dell’Anima, attraverso la fotografia.

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Gli attori, Valentina Salvini e Matteo Allone

Tutto è cominciato dalla curiosità di socchiudere quelle porte che hanno ospitato i pazienti psichiatrici fra i più abbienti, in un edificio dell’800 unico ad essere sopravvissuto al tempo e a non essere stato trasformato in altra sede. L’immaginazione e la sensibilità hanno fatto il resto.

Come ha affermato il Dott. Matteo Allone – Direttore del Centro diurno Camelot, che ha ospitato l’evento – “anche un luogo può diventare inconscio”, se abbandonato, dimenticato e rimosso. Al contrario l’immagine, che gli artisti sono in grado di cogliere, nel suo potere evocativo può restituirlo alla coscienza e aggiunge: “queste foto vogliono evocare le emozioni di quel luogo, per come Valentina lo ha immaginato e se lo è ben rappresentato, pur non avendolo mai visto, anche se ciò che è davvero difficile da dimenticare, per noi che lo abbiamo visto, sono gli odori”.

La mostra si snoda in due percorsi: uno dedicato alla Psicosi, con scatti ambientati nei ricoveri e nei giardini di Villa Mandalari fra gli oggetti che sono ancora rimasti li; l’altro dedicato alla Nevrosi, ambientato invece in un altro luogo abbandonato, nei meandri di Villa Rodriguez, plausibilmente costruita da Camillo Puglisi Allegra nei primi del Novecento e nascosta in un angolo remoto dei Colli S.Rizzo.

In questo senso, hanno meritato una menzione speciale gli attori che, come ha detto Valentina, “sono stati i prolungamenti della mia Anima”.

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Alberto Bonadonna

Alberto Bonadonna, interprete di una sofferenza esistenziale inesprimibile se non attraverso le emozioni evocate dalle pose e dal suo intervento scenico avvenuto durante la presentazione, vestito con un camicione bianco e imbavagliato da un cerotto mentre trascinava un carrello con oggetti originali come piatti, libri e conchiglie, trovati alla Villa.

Federica Siracusano, nelle vesti di una prigioniera malinconica di fantasmi infantili e dei conflitti ben rappresentati nei dettagli dell’abbigliamento, come le scarpe e la bambola, e nelle espressioni del viso e del corpo.

Sarà possibile visitare la mostra presso il Salone dei Cavalieri del Centro diurno Camelot, nei momenti liberi dalle attività riabilitative dei pazienti, fino al 10 Ottobre. Un’iniziativa molto partecipata e indubbiamente consigliata, che vuole risvegliare la coscienza e che fa parte del più ampio progetto “Minerva”, voluto dal Dott. Allone per avvicinare ad una maggiore consapevolezza e “che ha il merito di essere stato pensato, progettato e realizzato da una giovane”.

Archivio dell’artista: www.flickr.com/apolidia

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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