I suoni automatici di un “Cantautoma”

Una figura intermedia tra l’uomo e la macchina. Un artista costantemente in progress che fa dell’evoluzione e della continua scoperta la sua rotta da seguire. Lui è Davide Giorgio, messinese classe 1979, unico autore ed unico produttore del progetto Cantautoma: un’idea che punta ad unire i più svariati elementi artistici, musicali e non solo. Armato di mille ispirazioni, si esibirà sul palco del Retronouveau sabato 13 giugno.

Perché hai scelto di chiamarti Cantautoma? E cosa ti distingue dal cantautore?

L’automa si riferisce principalmente ad un automatismo psicologico; la mia tendenza insopprimibile a pensare e creare suoni e canzoni. In secondo luogo, rappresenta anche un riferimento alla componente strumentale che mi accompagna nella produzione dei brani. Ma è soprattutto per il primo motivo che mi reputo diverso dal tipico cantautore. Per me, infatti, questa figura non la si può definire musicale; tutt’al più è un poeta che aggiunge note alle proprie poesie. Io, invece, credo che non sia importante chi enuncia un determinato concetto quanto, piuttosto, ciò che si vuole trasmettere con la propria opera. D’altronde, ormai quasi tutto, nella musica, è riciclato. E’ rimasta poca autorialità, sostituita dalla capacità di saper mischiare e rielaborare tutto quello che ci ha preceduto.

E quali sono i filoni musicali da cui hai attinto per le tue creazioni/rielaborazioni?

Sicuramente il primo genere che mi ha ispirato è stato il rock; quello prodotto negli anni ’90, soprattutto. Poi, con il passare del tempo, ho prestato attenzione al post-rock e, contemporaneamente, alla musica classica. Per quest’ultima devo ringraziare mio padre che ama questo genere e che mi ha permesso di esplorare delle sonorità molto interessanti. Nell’ultimo periodo, invece, mi sono avvicinato al jazz per la sua versatilità e per l’innata capacità di improvvisazione che richiede e che possiede.

Come riesci a conciliare la tua creatività compulsiva con la mole di lavoro che occorre per la preparazione di un brano e per la sua esecuzione dal vivo?

In realtà è molto difficile bilanciare le due cose. Magari hai già una produzione sterminata di pezzi, di cui la maggior parte sono ancora da rifinire, e, nel frattempo, ti arrivano altre idee che non puoi assolutamente ignorare. E’ parecchio complicato, ed è anche per questo che sono stato in silenzio per un bel po’ prima di mettermi in gioco.

Che sensazione provi nel fare musica?

Personalmente, mi sento trascinato. Mi capita di astrarmi e di essere completamente immerso nella realizzazione dei pezzi. Come dice una mia amica, che peraltro collabora, come altri, alle performance dal vivo attraverso il suo gusto per l’arte, in quei momenti mi prende il “demone della creazione”. Un demone che, magari, appare nei momenti meno opportuni ma è lì e non lo puoi far tacere.

Per concludere, puntando lo sguardo oltre il concerto di sabato, cosa desideri ottenere con la tua attività artistica?

Mah, non saprei. Credo che le cose non finite siano più interessanti perché ti permettono di continuare a spaziare e a cercare nuove soluzioni. Per ciò che fino ad ora è accaduto con questa idea musicale, sono molto soddisfatto. Certo, mi piacerebbe se riuscisse a diventare un’attività autonoma ma sono assolutamente convinto che non smetterò mai di fare musica, indipendentemente da come andrà con il progetto Cantautoma.
Infatti, credo che ovunque ci sia sempre bisogno di arte nuova o rielaborata, e Messina in questo non fa eccezioni. Anche qui, però, c’è un grande patrimonio di idee e di interpreti che merita di essere sostenuto sia produttivamente che dal punto di vista organizzativo.

Fabrizio Santoro

Fabrizio Santoro

Fabrizio Santoro. Inizia questa vita nel 1984 e per uno scherzo del karma diventa un consulente del lavoro. Colleziona lauree, tra cui una in giornalismo. Nutre passioni morbose e viscerali per la poesia (sia in veste da lettore che, soprattutto, in veste da scrittore) e per la musica. Dentro l’utero materno, al 6° mese, sente il primo pezzo: Radio ga ga dei Queen. Nasce prematuro per completare l’ascolto dell’intero album.
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