“Il Carnevale Eoliano. L’Isola delle Maschere”, grande successo di Francesco Cannavà

«Ogni uomo mente ma dategli una maschera e sarà sincero». Così recita uno dei più famosi e pregnanti aforismi di Oscar Wilde. La potenza di questa espressione fa riflettere chiunque, ma quando incontra la creatività del regista messinese Francesco Cannavà prende forma e il risultato è la proiezione data ieri al Giardino Corallo a Messina, dove per la prima volta ha presentato al pubblico il suo documentario cinematografico “Il Carnevale eoliano – l’Isola delle Maschere”.
Un susseguirsi di immagini delle Isole Eolie sono lo scenario del suo racconto: formidabile la fotografia della proiezione che ad ogni scena presenta quadri distinti, in cui il mare e la natura richiamano ad un forte senso di appartenenza alla terra.
La “Maschera” è il tema del documentario, che si sviluppa secondo una ricerca artistica e antropologica allo stesso tempo. Protagonista è la gente incontrata dalla giornalista-esploratrice colombiana Vanessa Zerda Rueda, spinta dalla volontà di approfondire cosa lega il popolo eoliano al culto della Maschera. Scopre pertanto una tradizione molto sentita dagli isolani: il Carnevale Eoliano, un’occasione per far festa per le strade, dove i cittadini – pur celati dai loro travestimenti – esprimono la propria libertà di essere. Alla domanda “perché ti piace il Carnevale?” una risposta ricorre dalla voce degli abitanti delle Isole: la manifestazione permette loro di sentirsi liberi come non potrebbe essere altrimenti durante le altre stagioni dell’anno. Sembra che tutta la loro vitalità inespressa dall’ordinarietà del quotidiano, scoppi prepotentemente durante la processione dei caratteristici “carri”.
Alla tradizione locale si intreccia l’antico culto di Dioniso, dio del vino, dell’ebbrezza e del teatro, che ha origine in Grecia nelle feste in suo onore. A questo si interfaccia anche il tema della morte, poiché il mito racconta che la divinità permetteva, a coloro che erano stati iniziati ai suoi misteri, di attingere alle beatitudini dell’aldilà. Il culto funerario è stato praticato a lungo in tutta la Magna Grecia e a Lipari assume un aspetto particolarmente ricco e documentato.
Testimonianze storiche e racconti locali, seppur semanticamente distanti, compartecipano in un unico racconto, sapientemente reso da Cannavà che, attraverso il viaggio di Vanessa, svela un tesoro inestimabile che non vuole tenere per sé perché patrimonio di tutti e orgoglio nostrano.

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