Il mistero della Bête du Gévaudan

“L’animale feroce e selvaggio ha un corpo allungato, e, quindi, due volte più lungo di un comune lupo e molto più alto. È basso sui forti piedi anteriori; le zampe estremamente larghe e armate di temibili artigli la cui impronta nel terreno molle o nella neve affonda per la profondità di un dito […] È estremamente agile e veloce, accorto ed astuto, sa distinguere, per assalirlo, il sesso di cui è bramoso […] È così astuto, come si è detto, che da qualche tempo si è notato che siede sull’alto di qualche roccia o altra elevazione per esaminare cosa accada nelle zone circostanti, e, quando vuole accostarsi alla sua vittima, va ventre a terra. Strisciando come un serpente; la pelle è durissima, il pelo lungo e lucente.”
[V. Martucci]

Aprile 1764, nel Gévaudan – attuale Linguadoca – una giovane viene attaccata da una bestia feroce che, dopo essere stata messa in fuga dai buoi che la ragazza portava al pascolo, verrà descritta come un canide dalle dimensioni di un vitello; da quel giorno la Francia di Luigi XV è sconvolta e paralizzata da una serie di orrendi omicidi che terrorizzano la popolazione, l’elevatissimo numero di vittime, per lo più donne e bambini, spinse la corona stessa ad inviare, dapprima, uno squadrone di 56 dragoni assistiti da oltre 400 miliziani volontari, senza tuttavia conseguire alcun risultato, seguiti da una serie di eminenti cacciatori dell’epoca che, pur dichiarando di aver ucciso la bestia, non riuscirono mai a far cessare gli omicidi. Il panico intanto dilaga tra le campagne francesi, in molti dicono di aver visto la bestia, qualcuno sostiene di averla persino sentita parlare e camminare su due zampe, iniziano a girare voci tra i contadini: dietro gli omicidi si nasconderebbe un licantropo, anche i più scettici non credono più alla versione del semplice lupo, iniziano a parlare di un killer seriale che si celerebbe dietro le stragi, un misantropo che addestra e aizza le bestie contro donne e bambini. Nel frattempo le morti non si placano, 270 gli attacchi totali, 136 gli omicidi, lo stesso Luigi XV ordina che si smetta di conteggiare le vittime, estendendo l’ordine ai curati per gli atti di morte, così da arginare il panico, ma gli omicidi proseguono sino al 1767 quando Jean Chestel, stimato cacciatore del Gévaudan, armato di fucile con pallottole consacrate, non uccise quella che pare fosse la vera bestia, nel cui stomaco viene rinvenuto persino un arto umano, ponendo fine ai massacri.

Alessandro Longo

Alessandro Longo

Alessandro Longo, classe 1992. Laureando in Relazioni Internazionali e Politiche presso l’Università di Messina, è nato e cresciuto a Torre Faro. Scrive su scirokko.it per la rubrica “Giallo Vintage”, occupandosi della ricostruzione e della narrazione di vecchi casi che, per il loro impatto sociale, hanno interessato la cronaca nera non solo italiana, ma di tutto il mondo.
0 Commenti

Scrivi un Commento

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com