Yin e yang, bianco e nero, acqua e fuoco, giorno e notte, immigrazione ed emigrazione. Elementi contrastanti, strettamente connessi tra loro, che in molti casi, corrispondono a un legame indissolubile. La nostra terra ne è un triste esempio. Gente che va, verso il nord, gente che viene, dal sud. A quanto pare il sud del mondo non siamo noi. È solo una questione di prospettiva. Da quale punto ci siamo fermati ad osservare.
Rallentare, prendere fiato, sospirare e chiedersi. Dove siamo? Quali forze ci spingono da una parte all’altra? Ed anche per comprendere le motivazioni, bisogna sempre capire da che punto le si sta osservando. Una carestia, un’invasione, un’epidemia o più semplicemente la ricerca di un lavoro. Chiunque si sposta è mosso dalla forza della disperazione che si interseca con la speranza. Lo yin e lo yang. Questo concetto basilare, che prego di non tradurre in un “siamo tutti figli dello stesso Dio”, dovrebbe però essere spiegato anche a chi, esponente di un partito che della parola Nord ha fatto la sua bandiera, oggi viene a sventolarla nella nostra isola, sfruttando la forza dello scirocco. Diffido sempre da chi, per ampliare il consenso, deve trovare il nemico nell’ altro. Ieri il nemico eravamo noi. Oggi siamo stati “eletti” cittadini (dello stato padano) nella speranza che un giorno, colti dall’ alzheimer galoppante, possiamo ricambiare il favore, eleggendo lui. Uno scambio di voti in piena regola!
No caro Salvini… come disse il Trota: i siciliani, hanno studiato in Albania! E se proprio devo dirla tutta, di padano apprezzo solo il Grana, grattugiato nella mollica per riempire le braciole. Buon appetito.
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