La scoperta di Rorschach: dalle macchie alla psiche

Il test di Rorschach è uno degli strumenti più famosi, utilizzati ed affascinanti al mondo. Ma come sia possibile valutare la personalità dall’interpretazione di macchie d’inchiostro probabilmente è ancora più affascinante, così come la sua storia.

Non è facile immaginare cosa facesse o cosa pensasse un 19enne agli inizi del Novecento a Zurigo. Hermann – o Ermanno, che dir si voglia – non è stato un ragazzo molto fortunato. Poco prima del diploma rimase orfano e quando dovette scegliere quali studi universitari intraprendere era indeciso se scegliere Arte o Botanica. Optò per la seconda, nonostante fosse figlio di un pittore e maestro di disegno.

In quel momento storico e culturale uno dei passatempi preferiti, come fosse un gioco, uno scacciapensieri, era lasciar cadere delle gocce di inchiostro su un foglio, piegarlo ed ammirarne il risultato. La chiamavano Klecksographie. La parte più divertente era senza dubbio giocare a cosa somigliavano quelle strane forme.

Pare che loHermann_Rorschach_c.1910 stesso Leonardo Da Vinci fosse molto affascinato dalle forme ambigue, che, come afferma nel Trattato di pittura riteneva fonte di ispirazione. Nel frattempo Rorschach iniziò a studiare anche Medicina e ben presto si interessò alla Psichiatria. L’ambiente stimolante, la tesi con Bleuler e chissà forse la genetica paterna, lo portarono a sottoporre questo “gioco delle associazioni” a soggetti clinici, notando che le risposte degli schizofrenici sembravano molto diverse da quelle degli altri soggetti.

Purtroppo le sue ricerche non condussero nell’immediato ai risultati sperati e sconfortato abbandonò l’idea. Ma nel 1921, stimolato dalle idee di un altro tesista di Bleuler pubblica finalmente il suo esperimento decennale sulla percezione: “Psychodiagnostik”.

Il resto della storia è meglio conosciuto, molti autori si interessarono al metodo, nacquero persino più scuole di pensiero: quella francese, quella americana e quella italiana, fra le più famose. I molti studi prodotti furono fondamentali per comprendere che, grazie al meccanismo della proiezione, ovvero della esternazione di contenuti interni, le risposte, che differivano da soggetto a soggetto, descrivevano le immagini del mondo interno e, con la loro qualità e caratteristiche si associavano a diversi livelli di funzionamento psichico.

Rorschach aveva inventato il test più importante del mondo, oggi indispensabile in tribunale, negli ospedali, negli studi di psicologi e psichiatri. Morì nel 1922 per una peritonite a soli 40 anni, probabilmente ancora dubbioso sul proprio lavoro e soprattutto ancor prima di conoscere l’impatto della sua scoperta. Che non sia stato un ragazzo fortunato… è già stato detto.

 

 

In copertina: esempio di clecsografia

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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