L’atavica provocazione del Bolero

Week end all’insegna dell’eleganza al Vittorio Emanuele, in scena lo spettacolo “Bolero/Carmina Burana” della compagnia di ballo ungherese “Gyori Ballet”. Fondata nel 1979 da Ivàn Markò (che lasciò la rinomata compagnia di Maurice Béjart per aderire alla proposta ungherese con alta professionalità), porta sul palco una personale idea dell’ultra famoso “Bolero” di Maurice Ravel e dell’intrigante quanto complesso Corpus di testi poetici medievali, i “Carmina Burana”, magistralmente musicati nel 1937 dal compositore tedesco Carl Orff. Contemporaneo, classico e folklorico lo spettacolo si intreccia armonicamente. Il Bolero, danza erotica per eccellenza, viene rappresentata da un corpus di ballo di alto livello, coordinatissimo, in cui ogni componente (diciotto danzatori, uomini e donne) si caratterizza per un evidente e profondo studio del proprio corpo. 01 (2)
L’eroticità tutta è messa in scena attraverso una sapiente gestualità ed una grande consapevolezza della propria femminilità da parte delle ballerine e della propria mascolinità da parte dei ballerini. Quindici minuti di sensualità tratteggiata da un forte spirito provocatorio. Il coreografo, infatti, per il suo Bolero, ha scelto per tutti i componenti della compagnia il medesimo costume: gonne nere “bombate” in vita da un cerchio interno per entrambi i sessi e body nudo con collana per le donne e busto nudo per gli uomini. Come a voler inscenare una provocazione atavica del rapporto maschio – femmina, ma sempre con assoluta compostezza, coinvolgente eleganza e grande preparazione.
Di tutt’altro registro i Carmina Burana. Contrassegnati sempre da un’alta professionalità e leggiadria dei movimenti, ma di struttura più “timida” sia nei costumi che nelle coreografie.
05 (1)Il coreografo Andràs Lukàcs si è qui soffermato sulla parte iniziale e finale della struttura del Corpus medievale: l’invocazione alla primavera, alla fertilità; armonizzando gesti coreografici essenziali con una scenografia richiamante il grande albero della vita. Sapiente il gioco di luci firmato dallo stesso Lukàcs insieme ad Attila Szabò. Grande qualità.
Fino a questa sera.

Laura Faranda

Laura Faranda

Nata a Messina nel 1984. Critica e curatrice di Arte Contemporanea. Anche Dottore di Ricerca in Geografia Umana e Culturale, per questo particolarmente sensibile all'interazione arte/territorio. Ama l’arte ed ogni suo riflesso: dalla tradizione artistica medievale alle espressioni di avanguardia, purché non si cada nel cattivo gusto. Desiderosa di conoscenza, sperimenta spesso i più diversi canali di ricerca. Per scirokko.it cura si occupa di critica d'arte contemporanea e della promozione di nuovi artisti e di eventi culturali messinesi e siciliani.
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