Friederich Wilhem Mellinghoff, commerciante, giunse a Messina intorno ai primi del 1900. Titolare di una società di importazioni ed esportazioni (poi ceduta a Giulio e Vittorio Andreis e a Wilhem Lindet), si dedicò all’industria manifatturiera, divenendo proprietario di una filanda ubicata nell’area dell’ex monastero basiliano di San Salvatore dei Greci. La filanda si trova nell’estremità sud entro l’attuale recinto di pertinenza del complesso del Museo Regionale di Messina.
Il fabbricato in questione (una delle tante filande originariamente sparse per la città) ricorda quella che fu una delle attività commerciali trainanti per la Messina dell’epoca: la lavorazione, la produzione ed il commercio della seta.
Il processo di lavorazione e produzione della seta, infatti, inizia a Messina con gli Arabi, si sviluppa con i Normanni (in particolare con Ruggero II) e prosegue con gli Svevi e gli Aragonesi, permettendo alla città di accumulare privilegi fino a quando, nel XV secolo, con la cacciata degli Ebrei dall’intera Sicilia (erano infatti gli Ebrei a detenere il monopolio del commercio della seta nell’isola; tanto che a Messina c’era un intero quartiere ebraico ed una sinagoga e diversi ghetti erano diffusi nella provincia), subì un pesante collasso.
Sotto gli Spagnoli, nel XVI secolo, la produzione della seta, a Messina ed in Sicilia, riprese e fino al XVII secolo la città continuò a trarre grande beneficio da questo tipo di commercio. La Filanda, insieme alle altre messinesi, costituì un simbolo evidente della prosperità di cui godevano le industrie manifatturiere di filati nell’intera Isola in quel periodo.
Il tipo di architettura e la distribuzione interna rispondevano ai requisiti allora richiesti per gli opifici tessili. In sostanza, essa riassumeva e riassume la particolare tipologia della fabbrica “conchiusa”, con un unico ingresso principale e la sequenza di quelli che erano i reparti lavorativi (“trattura”, “bozzoliera”, “incannatura”, “torcitura”) intorno ad una corte interna, con riferimenti alla corte chiusa dell’architettura rurale.
Oggi i locali dell’Ex Filanda Mellinghoff sono stati restaurati e restituiti alla comunità messinese per accogliere mostre di arte contemporanea temporanee.
Attualmente ospitano la mostra del “manierista” del Futurismo per eccellenza: Fortunato Depero.
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