Merry crisis and happy new fear

Ci siamo. E’ la settimana del Natale. Aria di attesa e festa. Le case e le città si vestono di luce e colore, canti tradizionali riempiono le strade in sottofondo. Qualcuno ha comprato i regali in netto anticipo, qualcun’altro intaserà all’ultimo momento le file dei negozi aperti h 24. Maratone di film alla tv, con finale rigorosamente a lieto fine e previsioni di pranzi e cene in famiglia all’insegna della tolleranza e della condivisione.

Tutto insomma è pronto, eppure il nostro inconscio, libero dalle convenzioni, dal concetto di tempo e spazio, no. Il must della felicità vissuta a tutti i costi non corrisponde all’organizzazione del nostro apparato psichico. Il rischio possibile è quello di alimentare, al contrario, una condizione di vulnerabilità latente e sentirsi particolarmente tristi, ansiosi e stressati dalle circostanze.

“L’infelicità del Natale è un’infelicità elusiva, viscida, serpentesca, e insieme calamitosa. Sembra di vedere tutte le imperfezioni della propria vita e il fatto che ciò capiti in un periodo che invece, sin da bambini, si è stati educati a vedere in modo magico provoca uno stridente e inappropriato senso di colpa. Le festività e le ricorrenze scandiscono le stagioni da sempre, rimandando un’immagine idilliaca e buonista, di “letizia forzata”, che, spesso, non ci appartiene, provocando l’insorgenza di sentimenti di tristezza e di umore depresso. Abbiamo l’amara sensazione di dover scattare una specie di fotografia psicologica e affettiva che costringe al confronto e alla differenza fra ciò che dovremmo essere e non siamo, che dovremmo provare e non proviamo”. Mi sembra che lo scrittore Giorgio Manganelli abbia centrato bene il punto.

E’ il “Christmas blues” che ci attraversa, una transitoria condizione di tristezza e crisi depressiva. L’altra faccia della medaglia è rappresentata da chi, in maniera demistificatoria e provocatoria, diventa simile al repellente Grinch, odiando tutto e tutti.

Ciò che maggiormente crea angosce profonde sono le aspettative circa i legami affettivi, il sentirsi inadeguati di fronte l’idea di unità familiare. Venuta meno la ritmica della quotidianità, le mancanze affettive delle relazioni irrisolte e conflittuali vengono avvertite come incolmabili. La solitudine diventa una cassa di risonanza che amplifica il malessere.

Una strategia di fronteggiamento potrebbe essere quella di sfidare il senso di colpa per tali vissuti e mettersi in ascolto circa i propri bisogni e stati d’animo, profondamente. Dedicarsi uno spazio di felicità. Piccolo ma proprio.

Janette Palella, Psicologo

Contatti: janette.palella@gmail.com

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