Parlare da soli non è sintomo di follia, ma di intelligenza!

Chi ha l’abitudine di parlare tra sé, avrà di certo valutato almeno una volta l’ipotesi di essere diventato “pazzo”, di aver perso insomma qualche ingranaggio. Di certo avrà valutato (non senza un fondo di paura) anche la possibilità di cadere vittima dei pregiudizi altrui. Parlare da soli, in qualche modo ci rassicura, ci tranquillizza. Ma perché lo facciamo? La risposta che la scienza ci fornisce ha dell’interessante. Qualcuno di noi ne avrà già avuto il sentore, ma adesso è nero su bianco: uno studio pubblicato sul Quarterly Journal of Experimental Psychology, afferma che parlare da soli non è segno di follia, anzi, al contrario è una pratica utile e dona importanti benefici cognitivi. Parlare da soli è innanzitutto una forma di organizzazione.  Dicendo a noi stessi cosa c’è nella nostra lista delle priorità, ci risulterà più semplice organizzare i pensieri che occupano la nostra mente. Sentire quali sono i problemi da affrontare aiuta a calmarsi, sostiene la psicologa Linda Sapadin, “parlare ad alta voce permette di chiarire i propri pensieri, riuscendo a capire che cos’è importante e prendere eventuali decisioni”. Inoltre, gli psicologi Gary Lupyan (Università del Wisconsin) e Daniel Swingley (Università della Pennsylvania) sono principali autori di una serie di esperimenti applicati per scoprire se parlare da soli sia di aiuto nella ricerca di oggetti particolari. Dagli esiti riportati dalla ricerca si evince che “ripetendo il nome dell’oggetto cercato, è come se stimolassimo il cervello a focalizzarsi meglio sulla ricerca. Troviamo le cose più rapidamente, parlando.” Tra i grandi geni della storia ne è un esempio Albert Einstein, il quale amava ripetersi le frasi lentamente. Chi si prende gioco della nostra sana abitudine probabilmente non sta puntando il dito contro la nostra follia, ma sta sottovalutando la nostra intelligenza.

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