Procreare e Morire, non necessariamente in quest’ordine

Una donna di Messina ha dato alla luce una bimba grazie alla inseminazione artificiale con il seme congelato del marito morto quattro anni fa. Primo caso in Italia: la legge fissa il limite a 300 giorni. La fecondazione è avvenuta all’estero. Si profila una battaglia giudiziaria per dare il nome del padre alla piccola.

Questa è la notizia che in questi giorni è stata sulle pagine dei giornali. E’ un eterno dilemma quello della procreazione assistita perchè in ballo c’è soprattutto il fattore etico e morale della questione. Sulle nuove frontiere della scienza in campo medico il dibattito è sempre aperto perchè è qualcosa che tocca la forma più sensibile della nostra vita: la salute. Oggi, avere un figlio, è un lusso e un business ma è anche una  possibilità quando le circostanze non sono del tutto favorevoli. Detto ciò, le opinioni si dipanano. E’ giusto o no avere figli in provetta? Ogni Paese ha dettato le proprie regole, in Italia si può a determinate condizioni che non sono esattamente quelle della neo mamma. Ma io mi sto chiedendo chi sta pensando all’impatto che avrà su questa bimba. E con questo voglio dire che 300 o 3000 giorni non fanno la differenza perchè non conoscerà mai suo padre se non in una fotografia o nei racconti della sua famiglia. Credo che se nascessi adesso con l’inseminazione artificiale, a 4 anni dalla morte di mio padre, mi considererei un miracolo e sarei strafelice.

Non sono contro la procreazione, al contrario, inoltre c’è una giurisprudenza che ne regola i meccanismi e consente di scegliere. Un grande Paese è tale quando dà questa possibilità. Scegliere di dare la vita tanto quanto scegliere di morire. E mi sembra che in questo senso ci sia ancora un vuoto legislativo e intellettuale.

La ragazza in copertina è Eluana Englaro, che a seguito di un incidente stradale, ha vissuto in stato vegetativo per 17 anni, fino alla morte naturale sopraggiunta a seguito dell’interruzione della nutrizione artificiale applicata dopo un lungo iter giudiziario. L’istanza è stata accolta dalla magistratura per mancanza di possibilità di recupero della coscienza, ed in base alla volontà della ragazza, ricostruita tramite testimonianze.

Ileana Panama

Ileana Panama

Filosofa dallo spirito libero e passionario. Mille difetti e un solo pregio: la caparbietà. Pare che per essere il direttore basti. Non ama le mezze misure, le mezze parole e le mezze stagioni. Onestà intellettuale ed educazione, queste le cose che apprezza negli altri. Profondamente attaccata alle sue radici, è tornata, dopo un lungo vagabondar per restare ma soprattutto per Fare. Imperdibili le sue interviste.
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