Sentinelle in piedi. Sedetevi e riflettete.

Per Fedro, filosofo dell’antica Grecia, l’amore “non è di per sé né brutto, né bello. Ma è bello se fatto bellamente, brutto se fatto bruttamente”. Questo è uno dei motivi per cui mi chiedo, che libri leggano le sentinelle in piedi! Non sarà un libro di storia, né di filosofia, figuriamoci un quotidiano! Perché se avessero letto, di tanto in tanto, anche solo un trafiletto di attualità, si sarebbero resi conto di quanto la loro causa, possa risultare anacronistica e infondata.

Una protesta, contro l’omosessualità e i mali che possa portare un eventuale riconoscimento delle coppie “di fatto”, che ci sono ai nostri giorni, che ci sono state in passato, che ci saranno in futuro. Ebbene si, i gay possono amarsi. Non è reato nel nostro Stato (LAICO). Nessun giudizio invece, proviene dai “guardiani della società”, in merito quella che è la vera piaga sociale: la pedofilia. Un reato che a quanto pare, spesso si consuma tra le pareti dei confessionali.

Quindi mi chiedo: come si può essere pronti a fare rimostranze contro chi si ama senza ledere i diritti di nessuno e tacere quando, c’è chi abusa di creature indifese? Ed è bene sottolinearlo: omosessualità e pedofilia non sono la stessa cosa. L’omosessualità è come l’eterosessualità. Se vissute con il consenso del partner sono fatte bellamente. La pedofilia, invece, è una violenza. Uno stupro fisico e mentale ai danni di esseri indifesi, dal quale la chiesa, dovrebbe prendere le distanze; denunciando, inorridendo, disprezzando.

Il caso di pochi giorni fa a Messina è, aimè, solo la punta dell’iceberg. Lo stesso Arcivescovo La Piana ha espresso il suo sgomento al punto di affermare “(…) desidero inoltre precisare, per evitare inopportune confusioni, che si tratta di un frate (non sacerdote) appartenente ad un ordine religioso di diritto pontificio e quindi non sottoposto all’autorità del Vescovo diocesano ma soltanto a quella dei suoi legittimi superiori religiosi“. Ma che differenza c’è tra un sacerdote, un frate, un catechista o una suora, dinnanzi un minore?

Nessuna. Non c’è nessuna differenza. Parliamo di persone malate che necessitano di aiuto. Il minimizzare non serve a loro né alle prossime vittime. Perché lasciare liberi questi orchi, significa essere consapevoli  che delle altre vittime ci saranno. E consapevolezza è consenso e in questo dissento.

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Adriano Oteri

Messinese, classe 1985. Perito industriale, con qualche difficoltà nel riconoscere la differenza tra un cacciavite a stella e uno italiano. Nel percorso universitario decide di seguire le sue passioni, laureandosi in Scienze Politiche. Poliedrico ed estroverso, coltiva sin da bambino una passione smodata per la musica e il canto. In campo lavorativo ha ricoperto diversi ruoli, nel ramo amministrativo e legale, in società private e nel settore della Pubblica Amministrazione. Ad oggi si occupa di selezione del personale e vive fuori Messina. Fermo sostenitore dello Stato di Diritto, per Scirokko scriverà nella rubrica #ilGiuda dedicata ad inchieste, temi sociali e attualità.
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