Siamo fatti così

In questo preciso istante, i tuoi occhi stanno percependo dei segni che si staccano da uno sfondo. Linee e curve, di colore grigio chiaro, messe in fila, con degli spazi in mezzo, che formano delle righe omogenee.

Solo se il tempo rallentasse infinite volte si potrebbero osservare le velocissime ed innumerevoli operazioni che stai computando. Per riconoscerli, dapprima percepisci degli stimoli: immagini, oggetti, segni. Poi, come in una macchina fotografica, la visione viene rovesciata, la parte bassa dello stimolo, percepito dalla parte esterna dell’occhio, viene riflesso in alto sulla parte interna e così fra destra e sinistra.

Siamo solo all’inizio del viaggio, dove vengono discriminati percettivamente i colori, rosso-verde, blu-giallo. Alla fine dell’occhio, trasformi lo stimolo in impulso, un segnale elettrico, velocissimo, che contiene un messaggio. Bisogna rallentare ancora! – a proposito, pare che il deja-vù sia proprio questo, un rallentamento percettivo, cosicché percepisci prima con gli occhi e in differita col cervello e ti sembra di aver già vissuto la scena e ti sembra di aver già vissuto la scena – ma torniamo a noi.

L’impulso parte dal nervo ottico, attaccato dietro l’occhio, e attraversa il chiasma. Il chiasma è una X di nervi, che attraversa orizzontalmente il cervello. Il nervo ottico destro ha una via per la parte sinistra del cervello, il sinistro per la destra. Pensa che funziona così per tutte le parti del corpo. E se ora volessi scendere giù con il mouse e muovere la mano destra, sarebbe la parte sinistra del tuo cervello a dare il comando.

Ci siamo quasi. L’impulso è arrivato alla corteccia, quella visiva, che diciamo si trova più o meno sopra la nuca, non li, un pò più sù. E’ qui che vengono fatti la maggior parte dei calcoli. Devi confrontare gli stimoli che vedi con quelli che hai in memoria, quando corrispondono li riconosci. Altro che software per le impronte digitali. Calcoli forma, colore, spessore, dimensione e confronti ciò che vedi con ciò che hai in memoria, finchè non arriva il segnale “matching” (corrispondenza trovata), molto più velocemente di un computer.

Così sai che questa è una A. Ne hai viste altre prima, accanto al disegno di un Albero, di un Ape di un Aereo. Nel tempo il tuo cervello ha elaborato delle strategie per essere più veloce, per risparmiarsi calcoli. Ricordi come eri lento nelle tue prime letture a voce alta? Ora è tutto automatico. Tanto che se ti chiedo di NON LEGGERE QUESTO non puoi farlo. I processi automatici non si possono inibire.

Tanto che sei perfettaemnte in grado di comperndere il senso di parole scritte in maneira scorretta, perchè il tuo cervello le aggiusta, trovando le più simili, aiutandosi con gli elementi del contesto. Rileggi lentamente e capirai.

Non basta. Hai persino una voce che sta leggendo nella tua mente. E c’è anche un’altra parte che sta elaborando il significato di quello che leggi, un’altra che si occupa di ingorare quello che sta succedendo fuori dalla finestra, un’altra che sta immagazinando le informazioni che hai raccolto leggendo. Il cervello, per tutte queste operazioni, ha a diposizione circa 20 miliardi di neuroni, che, messi in fila, coprirebbero la distanza fra la Terra e la luna: oltre 350.000 Km.

Siamo fatti così. Parte 1 di 1015 .

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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