Smartphones alla guida: perchè si sottovaluta il rischio?

Quando si pensa agli incidenti stradali, per una questione di euristiche, siamo portati a pensare che la maggior parte siano causati dall’eccessiva velocità o dalla guida in stato di ebbrezza.

Secondo i dati Aci e Istat relativi all’ultimo anno solare, il 20,1% degli incidenti è provocato da distrazioni dovute all’uso degli smartphones, che battono ebbrezza e velocità. Basti pensare che per mandare un sms o scrivere un messaggio in chat, come whatsapp, ci vogliono circa dieci secondi; questo significa che il conducente perde di vista la strada per un tratto di circa 300 metri, in cui può succedere davvero di tutto. Ma allora perché continuiamo ad usare il cellulare alla guida?

Una recente ricerca, pubblicata su una rivista di Psicologia Sperimentale Applicata, ha mostrato come le persone che svolgono due compiti contemporaneamente, come ad esempio inviare sms alla guida, assumono un comportamento rischioso (risky multitasking, ndr). Inoltre, pare non ci sia alcuna relazione fra questo comportamento e la metacognizione, ovvero con la capacità di riflettere sulle proprie attività cognitive.

Questo potrebbe significare che quando si è impegnati in attività simultanee si sottovaluta il rischio a cui si è personalmente esposti nello svolgere compiti di attenzione divisa. I soggetti che utilizzano il cellulare in auto, infatti, sembrerebbero non essere consapevoli del fatto che l’uso dello smartphone possa influire sulle performances di guida ed in particolare sulla componente visiva dell’attenzione: è come se avessero una cecità cognitiva (visual blindness, ndr).

La cosa davvero curiosa è che alcuni ricercatori hanno pensato ad un esperimento per poter far prendere consapevolezza del proprio fallimento nel giudizio. Così hanno dotato alcuni soggetti di un telefono cellulare e li hanno impegnati nella visione di un film. Ebbene, durante il film, questi ricevevano una telefonata ed iniziavano una conversazione e, nel frattempo, l’attore principale veniva sostituito da un altro attore con caratteristiche fisiche diverse.

Sembra impossibile ma le persone che hanno partecipato all’esperimento non solo non si accorgevano della sostituzione, ma erano anche piuttosto stupiti, perchè affermavano di non essersi mai distratti.

Questo significa che spesso si possono avere delle credenze non realistiche sulle proprie capacità percettive e cognitive ed in particolare si possono formulare facilmente giudizi erronei sulla propria capacità di rimanere attenti e concentrati.

A questo punto è meglio prendere coscienza di un fallimento evitabile, piuttosto che continuare ad usare il telefono alla guida, causando l’inevitabile.

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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