Incontra chi soffre, i sopravvissuti dello tsunami e del tifone, lanciando un grido di speranza. Parla con tutti, abbraccia, sorride, accarezza con la dolcezza di un padre, un amico, un fratello. E lo fa con la semplicità di una persona “comune”. Ha stupito, sconvolto, stravolto dogmi esistenti da tanti, troppi, anni per ridare alla fede quel senso vero e profondo. Al proselitismo preferisce gli incontri umili, i faccia a faccia schietti e spontanei ma comunque profondi. E soprattutto non ha fatto rimpiangere una delle più grandi figure del nostro secolo: Giovanni Paolo II. Non credevo che nella mia vita avrei avuto la fortuna di vivere un altro Papa grande come lui. Anche chi, come me, non è una fervente cattolica non può non riconoscere in Francesco, mi piace chiamarlo “semplicemente” così, una grande personalità, intesa nel suo senso più ampio. Uno sguardo semplice, un sorriso sempre stampato sulle labbra ma soprattutto una figura di cui questo Paese ha fortemente bisogno in questo momento, perché delle promesse ci siamo stancati. E interagisce con i complessi principi etici e morali di un Paese immobile. Ultima delle sue considerazioni quella che riapre il discorso su matrimonio e famiglia nel contesto di una onesta e sincera visione di Chiesa nella società e cultura moderna: “Non fate figli come conigli”. Sono parole che aprono più scenari; quello del matrimonio, della contraccezione e che forse per la prima volta mettono in evidenza l’importanza della paternità a cui chiede responsabilità, spostando l’attenzione e l’importanza che il padre (e l’uomo) ha nella scelta e nella condivisione del concepimento, della nascita e nella crescita di una creatura. Carico che sino ad ora, era tutto sulle spalle della donna.
Ho sempre pensato che i figli “si fanno”, prima di tutto, col cuore. E credo che Francesco intenda proprio questo.
Ileana Panama
direttore@scirokko.it
0 Commenti