Un vento straniero per avvicinare le differenze

Silenzio. Parla Pasolini. Una voce scomoda ma chiara e decisa. Forse ieri il pubblico non era ancora pronto per comprendere Teorema, il film-scandalo che il compianto artista ha diretto nel 1968. E oggi? Sul palco della Laudamo, oggi debutta nuovamente lui, e a farne le veci è una voce straniera, proveniente dalla lontana, ma ormai vicina, terra dell’esodo. Lo stesso Pasolini avrebbe scelto volti dai colori diversi dai suoi, per prendere di mira quelle regole ridicole che inquadrano l’uomo dentro lo spazio angusto della sua chiusura mentale.
Anche questa volta, l’Associazione Daf – Teatro dell’esatta fantasia, punta in alto e scommette nuovamente su quei brillanti giovani che ci hanno accompagnato durante la scorsa stagione teatrale. Già dal debutto, Vento da Sud-Est, primo spettacolo della trilogia ispirata a Pasolini, riscuote un successo tale che il pubblico non è riuscito a rimanere seduto sulla poltrona, per continuare ad applaudire, per ben 10 minuti di orologio, gli attori della compagnia.
A rappresentare questo dramma contemporaneo, non poteva che essere scelto l’oggetto delle maggiori contestazioni del momento: la famiglia. Padre, madre e due figli: è questa la normalità? Angelo Campolo, regista dello spettacolo, non da giudizi a riguardo, ma lascia fluire la riflessione attraverso i sorrisi forzatamente disegnati sulle bocche dei familiari, mostrando la seduta scomoda, sul bordo della sedia, della matriarca Winifred. Movimenti rigidi e stereotipati cozzano con le ampie falcate di un gruppo di ragazzi di colore, magistralmente diretti da Sarah Lanza.
Ogni componente del “nucleo” familiare è costretto da se stesso, prigioniero in un ruolo che non gli appartiene per natura. Bussano alla porta della casa: c’è chi fa orecchie da mercante e chi invece si sente rimbombare il cuore come un tuono.
A porte chiuse, “lo straniero” irrompe tra le mura domestiche mettendo in crisi la fragile perfezione tenuta precariamente in piedi dai coniugi Benks.
Il crollo è vicino ma poi arriva lei, un’insolita “Mary Poppins”, dalla pelle nera e capelli intrecciati fittamente. Parla al cuore della famiglia, che ormai geme e tenta di esprimere la sua natura. Sarà lei, con uno sguardo innocente, quasi insofferente, a mettere ognuno di fronte alle loro false dottrine, per far comprendere che non esiste la normalità, ma solo la consapevolezza di essere pienamente e liberamente se stessi in qualsiasi evento della vita.
Lo scenario di quel focolare perfetto, in Via Dei Ciliegi 17, immacolato come il bianco della staccionata che lo circonda, diventa l’inferno interiore dei protagonisti. Le luci cambiano intensità così che la stessa scenografia, disegnata sapientemente da Giulia Drogo, comunica la ribellione dei protagonisti.
A bussare alla porta del giaciglio familiare è una mano straniera e varca la soglia facendo entrare la brezza del vento del cambiamento, un vento da sud-est. Sarà ancora lì ad aspettare?

Cast: Patrizia Ajello, Luca D’Arrigo, Michele Falica, Antonio Vitarelli, Claudia Laganà, Giuliano Romeo e Bella Aigbedion Glorynittes, Gotta Juan, Dembele Ousmane, Dawara Moussa Yaya, Camara Mohammud del Centro “Ahmed”.
Di seguito alcune foto di Cristina Insinga.

Pasquale Pollara

Pasquale Pollara

Si considera un esteta. Amante del “bello” e dell’Arte, si dedica alla ricerca di nuove espressioni artistiche per poterle tradurre nel suo campo di applicazione: l’Architettura. Fedele alla tradizione, con taccuino sempre in tasca, disegna a mano libera per trasmettere istantaneamente la sua creatività. Muove i primi passi a Barcelona, oggi prosegue in autonomia la sua attività progettuale e i suoi lavori sono stati esposti e pubblicati in diverse occasioni. Riscoperta la passione per la scrittura, per scirokko.it cura la Rubrica di Design attraverso cui si impegna a trasmettere le sue passioni e l’amore per il suo lavoro.
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