“E’ stato un bel lavoro, di ricerca e di scoperta, un arricchimento, non economico (non è quella la nostra meta), a livello umano, musicale e artistico, un altro tassello che si aggiunge nella mia ricerca, nel mio cercare di arrivare da qualche parte, non so dove. Ma io cerco”. Siamo al Retronouveau e stiamo chiacchierando con Nada a poche ore dal suo concerto. A fare da sottofondo alle sue parole sono le note delle sue canzoni, poco più in là infatti, nell’atmosfera gradevolmente soffusa del locale, piccolo ma accogliente, i suoi musicisti stanno facendo il sound check.
Di ricerca parla, di un continuo esplorare ed esplorarsi. Quello di Nada è sempre stato il mondo di una donna consapevole che appena sale sul palco, chiude gli occhi e (in)canta, dondolandosi, quasi a tornare la ragazzetta di “Ma che freddo fa”. E’ inutile dire che il pubblico si infiamma e la canta con lei a squarcia gola. Non sembra “solo” una canzone, sembra e lo è, il manifesto di una generazione che è riuscita a raccoglierne almeno altre due. Quella dei nostri genitori, la mia di trent’enne e quella di alcuni ragazzetti che con sguardo curioso e attento seguono il concerto. Le chiedo se c’è una delle sue canzoni che non ha avuto il successo che merita, che avrebbe meritato di più. “Tutte! Tutte quello che ho fatto!”. Tant’e vero che due anni fa ho fatto questo tour, “Lunatico Cosmico”, con i Criminal, che nella mia idea era questa specie di mondo mio un po’ disordinato, un po’ incasinato, dove cantavo solo le canzoni degli album, quelle che non ho mai potuto cantare e che erano le meno conosciute. Le canzoni sono tante non è che puoi fare 50 pezzi in un concerto e così le altre rimangono lì “poverine. E’ successo così, poteva accadere il contrario”.
Occupo poco spazio, ha ricevuto ottime critiche e la nomination al Premio Tenco che racconta di aver accolto con sorpresa, meraviglia e contentezza. “Penso che non poteva essere altrimenti, erano un po’ di anni che volevo usare un ensemble diverso, altri strumenti, più classici, volevo che gli strumenti interagissero un po’ anche con la canzone, che ne facessero parte facendo delle frasi proprio musicali. Ce l’avevo in testa da un po’, infatti avevo già preparato tutti questi pezzi fatti da me con il computer e quando ho avuto tutto il quadro, ho chiamato Gabrielli (Enrico, musicista, ndr) e lui ha fatto un lavoro eccellente primo perché è un bravo musicista e poi perché è una persona sensibile e quindi ha capito come e dove intervenire. Mi piace coinvolgere altri artisti anche se ognuno ha la sua strada, fa il suo percorso, anche se ci sono delle affinità, gli “accoppiamenti” non fanno parte del mio modo di lavorare, la collaborazione è una cosa entrare dentro un progetto è un’altra e io non ci voglio far entrare nessuno perché ci sto io”.
Chi è Nada oggi? Nada è una donna che non rinnega nulla di quello che ha fatto, l’inizio è stata una cosa travolgente, ero molto giovane, poi dopo ho cercato di fare quello che pensavo. Non mi guardo indietro, non faccio bilanci, sono sempre in divenire, non mi sento portatrice di esperienza anche se sono tanti anni che faccio questo lavoro, le cose ce l’ho dentro ma non ne sento il peso, non ho niente da dimostrare anzi, io sono sempre qui pronta ad imparare con la voglia di capire e basta”.
E se ti proponessero di fare la vocal coach in un talent? “I Talent non li guardo, sono una forma di spettacolo che non mi appassiona. Vocal coach? Per carità! Ma ti pare che io posso andare a insegnare qualcosa a qualcuno!”.
Nada è in tournée con un monologo da lei scritto e interpretato ispirato e tratto da “Il mio cuore umano”. Regia di Alessandro Fabrizi – Disegno luci di Andrea Violato – Musiche di Nada
Per info e date nadamalanima.it
Ileana Panama
[email protected]
Un momento del concerto:
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