Palazzo Ciampoli riaperto per un viaggio nella cultura figurativa rinascimentale | scirokko.it

A Taormina, dopo un lunghissimo periodo di abbandono, ha finalmente riaperto i battenti Palazzo Ciampoli.
Esempio notevole di architettura gotico-catalana del XV secolo in Italia.
Soggetto ad una vicenda burocratica snervante (come molte italiane) riguardante la sua ristrutturazione, volta innanzitutto alla messa in sicurezza, a partire dagli anni ’80 del Novecento. L’ultimo intervento atto al restauro e rifunzionalizzazione del Palazzo in struttura museale risale al 2013, ad opera della Soprintendenza di Messina.
E’ grazie a questa ultima che oggi l’Edificio, nonostante un impianto di riscaldamento ancora non adeguato e nonostante dovesse essere principalmente un museo etnoantropologico, è aperto ed ospita una mostra, curata da Grazia Musolino, che ripercorre le principali tappe della cultura figurativa siciliana fra il XV ed il XVI secolo.
Sette sezioni. Un percorso espositivo che va dalle figure di santi ancora legate alle tendenze della cultura pittorica medievale (figura, dita delle mani, fisionomia allungate, notevole presenza di color oro, ossia la Luce – Un esempio fra tutti, “Sant’Agata e dodici storie della sua vita”, proveniente da Catsroreale (Me), di autore ignoto.) e Vergini col Bambino tipiche dell’arte del Rinascimento, dalla fisionomia più “umana”, in cui i manti vestono il corpo con un gioco di linee e le figure emergono in avanti da paesaggi che fanno loro da sfondo, espressione della nascente “prospettiva” (il mondo comincia ad essere raffigurato dal punto di vista dell’uomo che lo osserva). Esempio in mostra, Madonna in trono col Bambino e due Angeli musicanti detta “Madonna dell’Uccelluzzo”, proveniente da Sicracusa, di incerto autore, ma sicuramente esponente della “Piccola scuola” erede della cultura figurativa messinese post-antonelliana (da Antonello da Messina). Altro esempio, la “Madonna in trono col Bambino”, proveniente da Catania, di Antonello de Saliba (esponente di spicco fra i seguaci ed eredi di Antonello da Messina).
Una delle sezioni è poi dedicata alla produzione siciliana di crocifissi in mistura, ossia le croci dipinte che dal Medioevo si evolvono nel Rinascimento, realizzate in una tecnica “miscelata”. Il Cristo, al centro della croce, sofferente, occhi chiusi, atteggiamento di rassegnazione, corpo tornito quasi del tutto “pulito”, risaltato da una luce calda, i dolenti (la Vergine Madre e San Giovanni) nelle cartelle laterali della croce.
La esposizione si chiude con degli esempi della cultura figurativa tra Quattrocento e Cinquecento nell’Isola; dalla tradizione antonelliana alla svolta moderna, portando come esempio in primis l’opera di Girolamo Alibrandi. Questo ultimo, pittore cinquecentesco, poco documentato, la cui opera pare essere insita di echi propri dell’arte settentrionale, in particolare lombarda e veneta.
A chiosare il discorso figurativo della mostra è la diffusione dei modelli di Cesare da Sesto, pittore rinascimentale, leonardesco, che del “gigantesco” Leonardo riporta l’armonioso naturalismo… dei toni, della luce, delle figure. P1020031-1
Fino all’1 Maggio.
Giorno di chiusura: il lunedì.
Periodo pasquale: chiusa la domenica di Pasqua; aperta il lunedì dell’Angelo

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