L’effetto Placebo è una bomba

 

Quando il Teatro Antico di Taormina si veste di rock assume un’eleganza disarmante, quasi inaspettata. La cornice di quel teatro è perfetta per assorbire il suono, avvolgerlo e restituirlo al pubblico in tutta la sua forza e pulito.

Ora è la volta dei Placebo, la band inglese dal nome pretenzioso e sbilanciato in avanti, un nome a immagine e somiglianza del suo leader, l’irriverente Brian Molko. Placebo è il futuro del verbo latino placere e vuol dire io piacerò, oltre ad essere la forma terapica basata sulla fiducia in aspettative positive; il loro nome fu scelto, infatti, pensando a “qualcosa che tu credi ti faccia sentire meglio”.

La band, nota ai più per una partecipazione al Festival di Sanremo nel 2001, in cui Molko scaraventò la chitarra sulla strumentazione, irritato probabilmente dal fatto di essersi trovato di fronte un pubblico spento e rassegnato alla noiosa musica melodica a cui è abituato (come dargli torto!). Sono noti soprattutto per aver portato avanti uno stile musicale molto variegato, che ha saputo spaziare dal britpop al post-grunge, passando per neo-glam, punk rock e diverse sperimentazioni elettroniche che si possono notare negli ultimi album.

Il tour mondiale 2017 rende omaggio ai loro vent’anni di musica e ripercorre pezzi che hanno fatto la storia di questa rock alternative band fondata nel 1994 da Brian Molko (voce, chitarra) e da Stefan Olsdal (basso, chitarra, tastiera). I due, originari del Lussemburgo, malgrado abbiano frequentato la medesima scuola, s’incontreranno solo dopo qualche anno a Londra. Nella capitale britannica iniziano a collaborare esibendosi in serate nei pub, Placebo-live-in-Italia--740x342.jpg.pagespeed.ce.QdLNWSwAvSerano gli anni ’90. Nel 1994 fondano la band dal nome Placebo. Il gruppo viene fortemente influenzato da artisti come The Cure, Smashing Pumpkins,Sonic Youth, Pixies e David Bowie. Il loro stile e le importanti doti canore di Molko garantiscono cover di spessore
come “Where is my mind” dei Pixies e collaborazioni con Bowie, il quale senza averli mai conosciuti né visti suonare dal vivo, ma avendo solo ascoltato qualche demo, volle che fossero proprio Brian Molko e Stefan Olsdal ad aprire il suo concerto dell’8 febbraio 1996 a Milano. Per i Placebo fu la prima volta davanti ad un pubblico di più di trecento persone. Poi, nel 2013, per la pubblicazione di ‘Loud Like Love’, Brian Molko ha confessato che è stato sempre David Bowie “a darci fiducia e a fare sì che tornassimo a fare musica”.

Per celebrare il loro ventennio di rock è stato costruito un Tour mondiale con una scaletta dedicata ai loro scatenati fans che ripercorrerà le principali tappe della carriera della band attraverso le canzoni più importanti e conosciute del loro repertorio. “Penso sia giusto dare ai nostri fans quello che vogliono ascoltare veramente”, ha confermato Brian Molko. “Sono stati molto pazienti con noi, perché raramente proponiamo i brani più commerciali. Un anniversario di 20 anni è il momento giusto per farlo”.

Il 21 giugno Taormina ha accolto in tutta la sua maestosità, pezzi come Special Needs, Too Many Friends, Pure Morning, Special K, The Bitter End. Molko canta e suona ininterrottamente per due ore e qualche pinta, e trova spazio anche per la consueta ramanzina sull’uso degli smartphone, proprio prima di cantare la critica della socialità digitale in Too Many Friends, accolta da un boato. La chiusura con il bis Running Up That Hill (A Deal with God) cover di Kate Bush, eseguita in chiave rock, con spunti di elettronica che hanno fatto esplodere il pubblico in una modernità perfettamente incastonata nella calda pietra del Teatro Antico, a dimostrazione che l’effetto Placebo funziona.

 

Annalisa Rizzo

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