Abuso sul minore: l’orco, quasi sempre, è dentro casa | scirokko.it

Le parole “abuso” e “bambino” stridono in maniera insopportabile perché, in un gioco di parti, ci si aspetta sempre che vittima e carnefice siano in qualche modo adulti, consapevoli e corresponsabili nella strutturazione di un rapporto che può condurre, a volte, ad un’escalation senza ritorno. Nonostante questo non sia sempre vero, è certo che non lo è sicuramente quando la vittima è un bambino.
L’abuso sui minori è l’argomento che, forse più di qualunque altro, va contro il senso etico e suscita nell’opinione pubblica un senso di ripugnanza e di orrore. Ma è anche un argomento spesso poco chiaro (a chi pensa, per esempio, che la parola abuso sia legata unicamente alla sfera sessuale) e altre volte esasperato e strumentalizzato perché se ne riconosce la rilevanza sociale (si pensi, ad esempio, alle false accuse di abuso su minori che vengono mosse con finalità strumentali).
Cercheremo quindi di fare chiarezza sull’argomento, facendo una doverosa premessa di base: la maggior parte dei maltrattamenti ai danni dei minori avviene tra le mura domestiche, elemento che rende molto più complicata la rilevazione del fenomeno, dandoci  la certezza che il numero dei casi segnalato è ben al di sotto della realtà. L’esistenza di un numero oscuro così consistente dipende dal fatto che la maggior parte di abuso sui minori avviene ad opera di un membro della famiglia o di un conoscente legato al nucleo familiare del minore.

Le tipologie di abuso
Il Consiglio d’Europa (Strasburgo 1981) definisce così il fenomeno dell’abuso: «gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, attentando alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e/o sessuale, da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino».
Negli anni Novanta, Montecchi ha classificato l’abuso secondo alcune categorie che fanno riferimento ai bisogni del minore che possono essere così trascurati, negati o gestiti in modo patologico.
Vediamoli insieme.

Patologie delle cure:

  • Incuria: le cure da parte dei genitori o di chi ha la tutela del bambino sono carenti e il minore viene trascurato.
  • Discuria: le cure sono distorte e non funzionali al percorso evolutivo del bambino e alle sue reali problematiche, secondo pretese ed aspettative dell’adulto assolutamente irrazionali.
  • Ipercura: le cure sono eccessive e il bambino si ritrova ad essere curato per disturbi da cui in realtà non è affetto. Si parla pertanto di Sindrome di Munchausen per procura.
    Questa patologia è un’estensione della Sindrome di Munchausen, caratterizzata da un comportamento patologico dell’adulto che ritiene di dover ricorrere a continui accertamenti medici (talvolta anche ad operazioni chirurgiche) a seguito di sintomi o di disturbi inesistenti. Quando questi adulti diventano genitori (più frequente nelle madri) riversano sui propri figli queste malsane convinzioni, liberandosene in prima persona e proiettandole su coloro che accudiscono. In tali casi il disturbo materno è di tipo nevrotico-ipocondriaco. Questo atteggiamento di eccesso di cure può risultare nocivo per il bambino, che viene sottoposto ad interventi inutili, ad esperienze di ospedalizzazione nocive e al rischio di intossicazioni farmacologiche, a volte con gravi conseguenze (Medical shopping e Chemical abuse).
  • Fisicopuò essere di diversa natura ed intensità (graffi, morsi, percosse, schiaffi ecc.) e le conseguenze dipendono dalla gravità del maltrattamento subito, che può arrecare danni temporanei o permanenti.
  • Psicologico: può essere di varia natura ed intensità (trascuratezza affettiva, pressione psicologica, esposizione ad esperienze traumatiche ecc.) e racchiude tutti quegli atti che negano o rendono vani gli sforzi compiuti da un individuo per soddisfare le sue esigenze psicologiche basilari, con gravi conseguenze sul suo comportamento futuro.
  • Extrafamiliare
  • Intrafamiliare
  • Sfruttamento sessuale (pornografia, prostituzione, turismo sessuale)

 Questo argomento verrà trattato e approfondito nella prossima uscita.

Le ultime statistiche in Italia
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Italia si contano 70/80 mila casi l’anno di abusi e maltrattamenti, che coinvolgono vittime di sesso femminile (oltre il 65%) di età inferiore agli 11 anni (oltre il 40%), come emerge da Telefono Azzurro ed Emergenza Infanzia. Dalle richieste di aiuto segnalate tra il 1 gennaio 2015 e il 31 gennaio 2016, i casi di abuso e di violenza sono stati 1068 così ripartiti: il 26% violenza psicologica, il 25,3% abuso fisico, il 10% abuso sessuale. Il presunto abusante è nel 73,3% un genitore (la madre nel 44,2% e il padre nel 29,5%), nel 3,3% un parente, nel 3,2% un amico, nel 3% un conoscente,  nel 2,5% un insegnante. Solo nel 2,2% dei casi si tratta di un estraneo; dato che la dice lunga sulla disconoscenza reale del fenomeno, visto che la violenza avviene più frequentemente tra le mura domestiche piuttosto che in quei luoghi pubblici ritenuti da sempre come pericolosi.

Contrastare il fenomeno significa cambiare prospettiva di osservazione: sulla base dei segnali che ci lancia il bambino, occorre analizzare il vissuto in cui  svolge le sue ordinarie e straordinarie attività quotidiane, senza pregiudizi di sorta che possano dirottarci verso l’insuccesso. Perché l’insuccesso, in casi come questi, diventa letale per la piccola vittima.

Recapiti utili:
Telefono Azzurro: 19696
Emergenza Infanzia: 114

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