Aileen Wuornos: storia di una vittima o di una carnefice? | scirokko.it

«Caro Gesù, so di avere commesso cose terribili durante la mia vita e  so di meritare ogni putrida zolla dell’inferno».
(Aileen Wuornos, lettera dalla prigione della Florida)

Nacque a Rochester (USA) il 29 febbraio 1956 e, sin dalla nascita, la sua vita sembrò destinata alla distruzione. Venne concepita da Diane Wuornos e Leo Dale Pittman, in un contesto familiare già di per sé particolarmente precario: la madre la mise al mondo quando aveva ancora quindici anni e il padre (che Aileen non conobbe mai) era affetto da schizofrenia. I due divorziarono molto presto e Diane andò via di casa abbandonando Aileen e il fratello, mentre Leo – accusato di violenza su minori – finì in carcere, dove si impiccò nel 1969.
Aileen e il fratello Keith vennero allora affidati ai nonni materni e crebbero nella convinzione che quelli fossero i loro genitori. Ma anche quel contesto familiare era intriso di problematiche, che non permisero ai due bambini di vivere un’infanzia serena: il nonno era un alcolista violento che morirà suicida, mentre  la nonna – affetta dalla stessa dipendenza – morirà di cirrosi epatica.
Aileen crebbe quindi in un contesto malsano fatto di violenza corporale, anaffettività e incuria, che la portarono – all’età di dieci anni – a sperimentare il sesso con il fratello Keith, col quale la legava un rapporto molto stretto ma dalle celate dinamiche malsane. Oltre al fratello, Aileen cercava l’attenzione di altri ragazzini della zona tanto che, all’età di quattordici anni, rimase incinta, probabilmente vittima di violenza da parte di un adulto del quartiere. Nel 1971 diede alla luce il bambino, che venne subito ceduto in adozione.
Furono questi gli anni in cui, persa la nonna, venne cacciata di casa insieme al fratello; quest’ultimo trovò presto una sistemazione da amici del quartiere mentre Aileen, rimasta sola, cominciò una vita sregolata fatta di vagabondaggio e con una sola prospettiva di sopravvivenza: la prostituzione. La sua vita dissoluta fatta di sesso, autostop, furti e droga in giro per la Florida e la Georgia, le costò guai con la legge e detenzioni per cattiva condotta e furti.
Basterebbe fermarsi qui per definire l’esistenza di questa giovane donna un vero dramma; eppure la vita di Aileen era solo all’inizio della dissolutezza.

In realtà, all’età di vent’anni, il destino sembrò volerla riscattare da tanto dolore: in uno dei suoi autostop incontrò Lewis Fell, un uomo di sessantanove anni molto facoltoso, che si innamorò di lei e decise di convolare a nozze. Si prospettò per Aileen una vita di agio, in grado di darle tutto ciò di cui era stata derubata fino a quel momento, ma il matrimonio durò ben poco: la giovane donna – ormai intrappolata dentro una spirale perversa che la accompagnerà fino alla morte – iniziò a usare violenza anche contro il marito, che chiese l’annullamento immediato del matrimonio, dopo appena nove settimane. Ma il colpo più duro arrivò nel 1976, quando Aileen venne a conoscenza della morte del fratello a seguito di un cancro alla gola; la notizia la annientò definitivamente e la ricondusse alla sua vita randagia per strada, fatta di droga, promiscuità, alcol e furti.
Qualche anno dopo la morte del fratello, tentò il suicidio sparandosi all’addome, ma riuscì a sopravvivere per ritornare alla solita spirale di perdizione fatta – tra le altre cose – anche di relazioni fallite, che le diedero la convinzione che con nessun uomo sarebbe mai potuta durare. Questa fu la fase in cui Aileen si rivolse al mondo delle donne, da cui sentiva di essere accettata; nel 1986,  infatti, incontrò Tyria Moore, una giovane di 24 anni, che si innamorò di lei perdutamente. Iniziò così una relazione gay che però, invece di darle la pace e la stabilità di cui necessitava, intensificò la sua dissolutezza. Sempre in giro per l’America, le due giovani viaggiavano di motel in motel vivendo dei proventi della prostituzione, con due soli punti di riferimento costanti: il sesso e l’alcol.
Violenta, rissosa, instabile e alcolizzata, Aileen venne emarginata sempre più dal contesto sociale; persino i proprietari dei motel dove alloggiava la cacciarono malamente e la ragazza tornò a non avere più un tetto dove stare. Da lì a poco compirà il suo primo omicidio.

Era il dicembre del 1989, quando in un bosco accanto ad un’auto abbandonata venne ritrovato il corpo di Richard Mallory, un tecnico elettronico di 51 anni, frequentatore abituale di prostitute della zona. Due settimane prima, Richard aveva passato una notte con Aileen che, giunta l’alba, lo colpì quattro volte con una calibro 22, per poi derubarlo e abbandonarlo in quel bosco nei pressi di Daytona Beach. In assenza di prove, il caso non si sviluppò e Aileen la fece franca. Questo le diede la sicurezza di poter continuare ad uccidere senza essere scoperta e così, dopo una pausa di sei mesi, uccise altre tre persone. Le vittime furono David Spears, Charles Carskadonn e Peter Siems, abbordate con la stessa modalità e uccise nello stesso modo: Aileen si faceva trovare ai bordi della strada dagli autisti che, convinti di trovarsi di fronte una donna bisognosa di aiuto, si fermavano; a quel punto, accertatasi che avessero con sé dei soldi, la Wuornos li uccideva con la sua calibro 22 e si dileguava.

Nei successivi cinque mesi, Aileen uccise altri tre uomini. Con le ultime tre scomparse, le autorità della Florida ebbero la certezza che tutti gli omicidi erano legati tra di loro dallo stesso autore: una serial killer donna. Iniziarono subito le ricerche e fu in questo momento che Tyria abbandonò Aileen al suo destino: il 9 gennaio del 1991, in un bar per motociclisti chiamato “The Last Resort”, l’allora trentacinquenne venne arrestata. Tyria decise di collaborare con la giustizia, ingannando la compagna e portandola a confessare la sua non partecipazione durante gli omicidi; e Aileen, ignorando i consigli del suo avvocato, si lasciò guidare dall’amore per lei e confessò la sua innocenza. Ma l’ennesimo duro colpo non tardò ad arrivare: Aileen scoprì il tradimento dell’amata quando, durante il processo, la vide testimoniare contro di lei.

Nel periodo della detenzione, la Wuornos si avvicinò molto a Dio, al quale si rivolgeva per cercare quel perdono e quell’affetto di cui aveva avuto bisogno per tutta la vita, quella vita vissuta all’insegna dell’autodistruzione. L’”ancella della morte” venne condannata per 6 omicidi e la sua condanna scosse non solo le coscienze comuni ma anche gli esperti. La sua esistenza così ambigua e connotata da tanta rabbia rancorosa e incontrollabile, aveva generato un raro tipo di criminale: una serial killer donna piuttosto anomala, in grado di uccidere a sangue freddo perfetti sconosciuti con l’obiettivo di derubarli. Non persone a lei vicine o legate da rapporti sentimentali, dunque – come generalmente fanno le donne omicide – ma uomini adescati per caso, con l’obiettivo di derubarli.

Il lungo processo fu caratterizzato da anomalie del comportamento, in cui la donna alternava pianti, risate, sigarette, confessioni e crisi di rabbia incontrollabile, tutti comportamenti che portarono gli esperti della difesa a dichiarare che la Wuornos soffriva di disturbi di personalità borderline; era questo il motivo per cui la vita doveva esserle risparmiata. Ma il 31 gennaio 1992, Aileen Wuornos venne condannata a morte e ormai decisa di doversi pentire della sua vita di perdizione, chiese di sospendere l’iter degli appelli per entrare, il prima possibile, nel braccio della morte. Il momento arrivò però dieci anni dopo, esattamente il 9 ottobre 2002, quando venne giustiziata con un’iniezione letale all’età di quarantasei anni. A seguito della sua morte venne cremata e le sue ceneri ricondotte a casa e cosparse ai piedi di un albero piantato in suo nome, da parte di chi – nonostante la sua vita discutibile – l’aveva sempre amata.

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