Cosa hai pensato quando hai sentito parlare per la prima volta di Distrart, del tentativo di diffondere la Street Art – intesa come arte urbana fruibile gratuitamente – a Messina? Che relazione hai con questo tipo di arte?
La street art è sempre stata fruibile e gratuita alla gente, poiché si è sempre fatta in strada, ovvero sotto gli occhi di tutti. Il progetto Distrart mi ha colpito positivamente dal primo momento che ne ho sentito parlare, in quanto è stato programmato e costruito secondo un criterio molto serio e dettagliato, promosso e sviluppato da persone che di arte se ne intendono perchè hanno sempre vissuto in simbiosi con essa.
In base a cosa hai scelto la tematica e com’è nata l’idea che poi hai presentato e realizzato per Distrart?
La tematica era già scelta dal progetto, ovvero le tradizioni di Messina, il realizzare opere riguardanti la caccia al pesce spada e alla figura della Feluca come Regina dello Stretto è fortemente legata al mio rapporto col mare e le sue tradizioni. La caccia al pesce spada ha tradizioni secolari, fenici… greci…, la magia di un pesce che sembra venuto da un altro pianeta, da quanto sono forti e spigolose le sue forme, il folle legame che lega questi pesci tra loro è un’espressione altissima che l’amore regna anche là sotto.
Generalmente, come nasce e prende forma una tua opera?
Nasce tutto dall’osservazione personale delle cose, da come le ho sempre volute vedere e rappresentare, poi la forma è totalmente legata al mio essere e del pensiero che mi porto della stessa.
Quale pensi che sia oggi il ruolo dell’artista e che spazio ha in una realtà come quella di Messina e della Sicilia in generale?
Il ruolo dell’artista è sempre lo stesso da quando si è iniziato a raffigurare uomini e animali dentro le caverne… tentare di rappresentare la natura sotto tutti i suoi aspetti (uomini, abitudini, animali…), osservando con occhio attento tutte le mutazioni che avvengono, soprattutto quelle riguardanti l’uomo e le sue molteplici sfaccettature sociali.
Le strade di Messina per qualche giorno si sono trasformate nel tuo studio. Come hai vissuto l’esperienza di lavorare a contatto diretto con il pubblico? Hai da raccontare qualche episodio particolare legato a Distrart?
Ho avuto l’occasione di conoscere molta gente che, come me piaceva stare, o era obbligata a star per strada nel cuore della notte… a parlar aspettando che il color si asciugasse…
E secondo te come ha reagito la città a questo progetto?
La città ha reagito in diverse maniere, la maggior parte forse è indifferente a ciò che li circonda, alcuni non hanno apprezzato facendolo notare con polemiche inutili, fermandosi a pensare solo se ci sia stato o meno un uso dei soldi del Comune per questo progetto senza nemmeno valutare o apprezzare il lavoro fatto dagli artisti e dai curatori del progetto, altri invece hanno apprezzato in toto questa iniziativa rimanendo contenti e soddisfatti.
L’opera di un artista internazionale come NemO’s è la prova che i messinesi rifiutano ogni forma di cultura ed arte che gli si venga offerta, francamente al messinese non interessa di avere un disegno sul muro pur che sia consolatorio o polemico, rifiutano l’arte, vogliono altro, perché qua si è perso il punto principale della cosa, ovvero che NemO’s è un ARTISTA. A Palermo ormai esiste un turismo di gente che va solo per vedere le opere fatte da artisti di fama mondiale come NemO’s e tanti altri, non bisogna rifiutare l’arte né la cultura MAI.
Che mondo è quello dove si rifiuta gratuitamente tutto questo?
Cosa hai pensato quando hai sentito parlare per la prima volta di Distrart, del tentativo di diffondere la Street Art – intesa come arte urbana fruibile gratuitamente – a Messina? Che relazione hai con questo tipo di arte?
La bellezza non è mai abbastanza e se ne vedo intorno mi mette di buon umore.
In base a cosa hai scelto la tematica e com’è nata l’idea che poi hai presentato e realizzato per Distrart?
Di Messina ho sempre e solo un ricordo, la stele della Madonnina che vigila sul passaggio dei traghetti per il continente, non avevo scelta se non quella.
Generalmente, come nasce e prende forma una tua opera?
Dipende dall’umore e da quanto ho bevuto.
Quale pensi che sia oggi il ruolo dell’artista e che spazio ha in una realtà come quella di Messina e della Sicilia in generale?
In realtà non ne ho la più pallida idea, so solo che le buone idee mi piace vederle realizzate, emozionarsi difronte ad un’opera aiuta a sopportare il vuoto che si è creato nei rapporti umani e la mediocrità che ci ha circondati e preso in ostaggio.
Le strade di Messina per qualche giorno si sono trasformate nel tuo studio. Come hai vissuto l’esperienza di lavorare a contatto diretto con il pubblico? Hai da raccontare qualche episodio particolare legato a Distrart?
Mi dispiace non poter rispondere a questa domanda in quanto non sono stato presente durante l’installazione. Problemi di comunicazione con la società che si è occupata dell’affissione.
E secondo te come ha reagito la città a questo progetto?
Prima si sarà chiesta chi erano quelle brutte facce che imbrattavano cemento e plastiche poi ha capito, spero, che la bellezza salverà le loro anime.
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