Capo Peloro, adesso una pacifica lingua sabbiosa, è stata, secondo la leggenda, una terra abitata da divinità ed esseri mostruosi. Per comprendere a fondo il significato di Peloro, è necessario partire dal nome. Il termine “Peloro”, che noi oggi utilizziamo per indicare la punta nord-orientale della Sicilia, deriva dal greco e indica qualcosa di prodigioso, mostruoso, fuori dal comune. Il suo derivato, “pelorios”, lo troviamo associato a divinità guerriere quali Ares, a eroi eccezionali quali Eracle e Achille, a creature gigantesche e mostruose come Polifemo o, ancora, legato a mostri marini come Scilla che, nella tradizione, hanno la loro sede nell’area dello Stretto.
Si tratta di un termine che rimanda all’idea di rapido movimento, di mutevolezza; infatti, le caratteristiche dei fenomeni geofisici, il complesso sistema delle correnti marine e le peculiarità di eventi traumatici come i sismi, ci riconducono proprio alle acque dello Stretto. Noi oggi siamo in grado di spiegare questi fenomeni, un tempo annoverati tra i mirabilia e di comprendere i meccanismi che ne stanno alla base, rivelando allo stesso tempo la peculiarità di questo straordinario sito che, in maniera del tutto pertinente, continua a essere chiamato “Peloro”.
Personaggio connesso con il Promontorio del Peloro è, secondo il mito, la ninfa Pelorias, la quale abitava tra le paludi della zona. La ninfa compare su monete coniate dalla zecca di Messana alla fine del V sec. a.C. ed in età agotoclea. Sembra però che la sua origine sia ben più antica; secondo la tradizione mitica sarebbe stata una dea madre, dall’aspetto gigantesco, posta a difesa del territorio e sostenuta, nella sua impresa, da Feramone, uno dei sette figli di Eolo. Sul diritto della moneta, ritroviamo la personificazione dello Stretto di Messina, Pelorias. La ninfa e’ rivolta verso sinistra, con i capelli raccolti sulla nuca e trattenuti da una ghirlanda di foglie di canna, a simboleggiare la zona paludosa alla quale era connessa. Questo territorio era difeso dal guerriero Feramone, il quale compare sul rovescio della moneta. Esso è raffigurato nell’atto di incedere verso sinistra, armato di scudo e lancia. Attributo principale della Ninfa è la conchiglia, anch’essa detta Pelorias, la più grande del Mediterraneo, molto diffusa nell’area dello Stretto. Si tratta della pinna nobilis, dai cui filamenti si tesseva una tela pregiata (bisso).
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