Colapesce sbarca nei teatri di New York e di Boston | scirokko.it

Attorno ai miti abbiamo costruito la nostra identità. I nostri paesaggi e il nostro modo di vivere ne sono fortemente influenzati, e si tratta di un patrimonio culturale che affascina da sempre tutto il mondo.
Quel ragazzino di Torre Faro (Messina), detto Colapesce, così abile a nuotare al punto da aver incuriosito Federico II, è diventato il simbolo di Messina e della Sicilia, perchè ce lo immaginiamo tutt’ora sott’acqua a reggere con le sue forti braccia una delle tre colonne su cui poggia l’isola. Pensiamo ancora a lui persino quando la città viene colpita da qualche scossa di terremoto, immaginando che – data la stanchezza di reggere la colonna peloritana su una sola spalla – senta la necessità di spostare il peso sull’altra. Nel 1908 non deve avercela fatta a sostenere tutto quel peso, visto che Messina venne rasa al suolo da un violento terremoto (vedi 28 dicembre 1908, ore 5,21. Un destino si compie).

Questa commovente leggenda messinese approderà tra poco negli Stati Uniti, grazie alla Trinacria Theatre Company, dall’idea della regista americana di origini messinesi Mariagrazia La Fauci che, scoperto questo leggendario personaggio da una ricerca su internet, se n’è innamorata subito. Riferendosi a questa sentita leggenda, sostiene che si tratti di «una perfetta metafora che rispecchia fedelmente le condizioni di questa terra che rischia di affondare da un momento all’altro».
Il cast, formato da La Fauci e da sette attori americani, è stato ospite per alcune settimane dell’Istituto San Placido Calonerò, a pochi chilometri da Pezzolo (paese originario della regista) e ha studiato il territorio siciliano rimanendone fortemente affascinato. Anche il meraviglioso spettacolo della secolare processione della Vara ha colpito la regista e i sette attori americani che, nei prossimi giorni, metteranno in scena – rigorosamente in dialetto siciliano – la leggenda di Colapesce nei teatri di New York e di Boston. Perchè, secondo Mariagrazia, la Sicilia non merita di essere conosciuta nel mondo per la mafia, ma deve riscattarsi vivendo della sua cultura e della sua identità plurisecolare.

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