Elio Fiorucci, una vita in technicolor | scirokko.it

Milano, San Babila, 31 Maggio 1967: apre il primo store Fiorucci. Una data memorabile. Non soltanto perché tra la folla appare Adriano Celentano con i «ragazzi» del suo Clan su una Cadillac rosa confetto – roba da Hollywood – ma perché da quel giorno, Milano dà il via a un nuovo modo d’intendere lo stile e la vita: entrambi in technicolor. Il casual, il pop, la tavolozza acida e psichedelica nascono prima ma trovano qui la loro celebrazione in una salsa italiana presto importata ovunque. Lo stile scanzonato e provocatorio, dirompente, trasgressivo e fuori dagli schemi di Elio Fiorucci nel giro di pochissimo conquistò tutti. Il suo era il primo negozio che offriva il “total look”, ovvero un concetto di lifestyle, non solo abbigliamento e accessori: si potevano comprare dischi, profumi, libri, gadget e bevande. Lo spazio divenne subito punto d’incontro per giovani e creativi, nell’aria si respiravano idee trasgressive e divertimento. Negli anni ’70 lo stile colorato e pop-ironico di Fiorucci conquistava la pubblicità e le metropoli del mondo (New York, Los Angeles, Parigi, Londra), amato dalle stars di Carnaby Street e dai giovani artisti innovativi come Andy Warhol, suo estimatore ed amico.
Difficile stabilire quale sia il simbolo più rappresentativo di Elio. Dalla sua creatività sono nate molte delle tendenze oggi conosciute. Al di là del rosa confetto, diventato uno dei colori portanti della casa, al di là d’un campionario di prodotti scanzonati e immaginifici, Fiorucci “firma” le prime stampe delle icone di Walt Disney e dei fumetti su felpe per adulti, i jeans strappati e gli shorts – divenuti un “must” per le generazioni a venire – e nel ’73 i primi jeans “skinny”, disegnati sul sedere delle ragazze. Per non parlare degli stivaletti colorati in plastica e della “moda palestra” con l’introduzione dei leggins, e ancora nani multicolor, stampe fiorate, costumi da bagno in gomma e spiritose manette di peluche. Oppure certi materiali diventati marchio di fabbrica come la plastica, le perline di vetro, la paglia. Elio forse risponderebbe che a rappresentarlo di più restano i due fedeli angioletti del logo, che hanno sempre sottolineano lo spirito e l’anima del suo marchio.

Nella gallery alcune delle immagini “storiche” che hanno accompagnato il lavoro di Elio – designer pop per eccellenza – la cui sensibilità e vivacità hanno segnato un’epoca per la moda italiana.

Leggi qui la storia di Fiorucci.

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