“La fontana più bella del Cinquecento europeo”, così è stata definita da Berenson, uno tra i più illustri storici dell’arte novecenteschi.
Voluta dal Senato messinese per celebrare la nascita del primo acquedotto, ultimato nel 1547, fu commissionata a Giovanni Angelo Montorsoli che dedicò la fontana ad Orione, il gigante mitico fondatore della città di Messina; di struttura piramidale l’opera presenta al vertice, appunto, il gigante cacciatore con ai piedi il fedele cane Sirio, a reggerli quattro putti a cavallo di delfini supportati a loro volta da quattro Naiadi e quattro Tritoni. Alla base della fontana una vasca dodecagonale sormontata da quattro statue di uomini nudi che reggono un anfora, questi rappresenterebbero i fiumi: Nilo, Tevere, Ebro e Camaro; sull’orlo della vasca maggiore vi sono incisi dei distici latini ad opera di Maurolico, dedicati rispettivamente ai quattro fiumi:
Nilo: “Io Nilo in sette foci diviso/Qui, o Zancle, nel tuo grembo reclino il capo”
Tevere: “Per merito della (tua) antica fede o Messina perenni/Acque a te versa l’urna del grande Tevere”
Ebro: “Io Ebro re delle esperidi acque (qui) vengo/Né fra le sicule regioni vi fu luogo (a me) più gradito”
Camaro: “Sgorgato dall’acquoso Camaro, sono servo della Patria/Per opera mia scorrono copiose le acque”
A “far la guardia” alla fontana infine, otto mostri marini in pietra nera.
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