I Serial Killer italiani | scirokko.it

Quando si parla di Serial Killer, siamo immediatamente portati a considerare gli Stati Uniti come il teatro principale in cui agisce questa tipologia di criminale. E non siamo molto distanti dalla realtà visto che, nella casistica criminale statunitense, i delitti seriali rappresentano una significativa percentuale.

Il Serial Killer, da non confondersi con lo Spree Killer (assassino compulsivo) e con il Mass Murderer (assassino di massa), è un assassino seriale che uccide più persone, solitamente sconosciute, in un arco temporale relativamente lungo – intervallato da periodi di “raffreddamento” in cui conduce una vita normale – con un modus operandi caratteristico, uno sfondo sessuale quasi sempre presente e senza nessun movente apparente. Ed è proprio l’assenza di movente, accompagnata dall’efferatezza del crimine, ad aver costruito attorno a questa tipologia di criminale un ampio ventaglio di interrogativi e di perplessità.

La figura del Serial Killer, diffusasi anche grazie al contributo del cinema e della letteratura, vanta una sua tradizione anche in Italia, dove le prime fonti vengono fatte risalire intorno al XIX secolo, sebbene risulti certo che crimini ascrivibili agli omicidi seriali siano stati compiuti anche in epoche più remote, ma imputati alla stregoneria o alla magia nera.

Sebbene in Italia l’omicidio seriale non possa essere paragonato – per entità – al fenomeno statunitense, è certo che la sua tendenza sia in crescita, coinvolgendo principalmente le regioni del Nord del Paese.

Analizzando i casi italiani, gli esperti sono tutti d’accordo nello stabilire che, dietro ad ogni criminale, ci sia un vissuto di sofferenza e spesso anche di violenza, subita e introiettata durante l’infanzia e tramutata, in età adulta, in un insano desiderio di rivalsa, che spinge il soggetto ad arrecare la stessa sofferenza subita; molto spesso, nelle vittime, viene proiettata un’immagine materna distorta.

Anche se in Italia i dati allarmanti, relativi all’agire criminoso, provengono da altri contesti, il Belpaese “vanta” però, nei delitti seriali, dei primati piuttosto inquietanti: diciassette omicidi in sei mesi di Donato Bilancia, quindici della coppia Wolfgang Abel e Marco Furlan, nove di Giancarlo Giudice. E, come vedremo negli articoli a seguire, si registra una discreta “attività” anche da parte delle donne che, sebbene con modalità differenti, si sono rese – nel passato non recente – autrici di delitti seriali poi imputati alla stregoneria.

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