AAA: cercasi CULTURA in televisione

In queste ultime settimane, con l’avvio del periodo di garanzia invernale, c’è stato un proliferare in tv di nuovi programmi, alcuni di fresca creazione, come il “Boss in Incognito”, condotto dal nuovo volto di Rai2, Costantino della Gherardesca. Restando sempre in casa di MammaRai, occorre annoverare anche il “Forte Forte Forte”, originale primo esperimento, dell’ammiraglia di Viale Mazzini, di talent show, ideato e condotto, diciamo, da Raffaella Carrà, accompagnata da altri tre giudici, seriamente impegnati e concentrati (da leggere con tono sarcastico) nella ricerca del futuro uomo o donna di spettacolo della sempre meno brillante televisione italiana. Facendo invece un salto nello stagno Mediaset, troviamo due importanti ritorni su Canale5, il primo è “Le Iene presentano Scherzi a Parte”, un evergreen che continua a funzionare, sarà perché è stato affidato a Paolo Bonolis, re Mida della tv, sarà che dietro la preparazione degli scherzi c’è il cinismo del gruppo delle Iene di Italia1, sarà che il pubblico vuole ancora ridere, fatto sta che l’edizione 2015 di una delle colonne del “biscione” si può dichiarare ampiamente promossa. Solo due puntate di scherzi televisivi per lasciare poi spazio all’evento dell’anno, ovvero il ritorno, dell’Isola dei Famosi, lo storico reality show sbarcato adesso su Canale 5.

Ora domando, a voi lettori, se avete notato l’assenza di qualcosa, di un piccolo ma fondamentale dettaglio, in questa breve carrellata di programmi televisivi di Rai e Mediaset. Mettendo a punto un’amatoriale analisi dei palinsesti delle sei reti in chiaro (Rai1, Rai2, Rai3, Canale5, Italia1 e Rete4), e quindi senza tenere in considerazione in questo caso tutto il resto dei canali gratuiti del digitale terrestre, è abbastanza chiaro notare che dalla programmazione italiana stiano man mano scomparendo, o trovano spazi marginali ad orari improponibili, i programmi culturali e divulgativi. Ho voluto fare una ricerca utilizzando quella che è definita la “bibbia” della televisione italiana, ovvero il settimanale Tv Sorrisi e Canzoni. Sfogliando la settimana della Guida TV, dal sabato al venerdì, e guardando le diverse fasce orarie, mattina, pomeriggio e sera, si evince che effettivamente la cultura, a differenza degli anni passati, ha cessato di svolgere un ruolo di primaria importanza. La televisione nasce come mezzo di informazione e poi di intrattenimento, oggi invece sembra che il popolo di telespettatori venga indottrinato a suon di talk, fiction e talent.

Se dobbiamo decretare un vincitore tra Rai e Mediaset, per la presenza maggiore di programmi dedicati alla cultura, la medaglia d’oro se l’aggiudica la televisione pubblica, magra consolazione per gli italiani che pagano il canone, e che in cambio riescono ad ottenere ancora un po’ di sana informazione. Rai3 è la rete con più programmi divulgati. Ogni pomeriggio, dalle 16 alle 19, viene messo in onda Geo, programma dedicato alla natura e all’ambiente. Lunedì sera è tornato invece Ulisse: il pianeta che vive, condotto dal bravo Alberto Angela, figlio di chi ha voluto fortemente la cultura in televisione, grazie al suo Quark, stiamo parlando di Piero Angela. E sempre su Rai3, la domenica pomeriggio si può assistere dal divano di casa, prima al nuovo Kilimangiaro, poi al simpatico e sempre attento TV Talk. Il sabato di Rai1 offre invece, Linea Verde, dalle 11 in poi, e Passaggio a Nord Ovest, alle 17 e 45.

Sulle reti Mediaset invece le cose cambiano. Poco, pochissimo spazio per programmi di cultura e informazione. Su Canale5, domenica mattina, si trova MelaVerde, e su Italia1, sempre di domenica, è tornato Wild – Oltrenatura, alle 21:30. Ma a cosa si deve questo triste fenomeno? Le ipotesi sono tante: forse il pubblico si annoia, ma chi fa televisione sa come riuscire a stuzzicare la curiosità degli spettatori, e anche i programmi divulgativi, se fatti beni, possono essere fantasiosi e divertenti. Altra spiegazione potrebbe essere, oltre al calo di audience, anche la migrazione di questi programmi su altri canali, creati appositamente, vedi per esempio RaiStoria. Ma questa non è una giustificazione per eliminare dalle sei reti tradizionali della televisione italiana la cultura, cibo per la mente, della generazione presente, e soprattutto di quella futura.

Dario Donnina

27/01/2015

Dario Donnina

Dario Donnina

Giornalista trentaquattrenne messinese, laureato prima in Lingue e Letterature Straniere, poi in Metodi e Linguaggi del Giornalismo presso l’Università di Messina. Ha trascorso periodi di studio e lavoro all’estero. Dal 2011 al 2013 coordinatore dell’Hay Festival Segovia, evento internazionale che si svolge ogni settembre a Madrid. Su scirokko.it è sua la firma della rubrica Storie.
1 Commento
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    roberta

    Ottimo spunto di riflessione! Più si vedranno programmi dove a farla da padrone sono le lacrime facili e gli accanimenti di telecamere e microfoni su visi deformati da tragedie, gonne corte e “cuttigghio”, più la televisione manderà in onda questo tipo di cose e lascerà programmi meravigliosi come Passepartout di Daverio. L’unico canale decente, e seriamente impegnato per produrre programmi di qualità e rispettosi dello spettatore, è LA7, ma la loro linea è più orientata sull’approfondimento politico e giornalistico che non sulla cultura propriamente detta. E dire che su SKY ci sono programmi culturali (storia, musica, arte, architettura) fatti così bene che l’unico rammarico nel vederli è non poterli condividere con tutti gli italiani sulla televisione pubblica…

    29/01/2015 at 10:40

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