Amate chi volete, amate forte | scirokko.it

Ho conosciuto una donna. Ho conosciuto una donna bellissima e me ne sono innamorata, tu lo sei mai stata?

Così comincia la conversazione con la mia amica P., una di quelle conversazioni che hanno tutta l’aria di essere confessioni. Le parole vengono fuori come un fiume in piena. Mi confessa di amarla da oltre nove anni, ed è con il modo in cui lo dice che comprendo la sua gioia, e il suo timore, perché le parole sembrano venir fuori dalla bocca dello stomaco, la “bocca dell’anima” la chiamano. Mi parla del suo matrimonio, voluto, desiderato, con un uomo amorevole, e di quel dubbio che l’aveva sempre accompagnata, ma mai scossa troppo. Racconta dei suoi bimbi, i suoi figli, e di quella vita vissuta per anni come tante altre donne, con la sensazione d’incompletezza costante.

I suoi occhi s’illuminano quando parla di quell’incontro fortuito; racconta di quel momento come se fino a quell’attimo non avesse vissuto, e forse, penso, sia stato realmente così. Ma si sa che l’amore vince su tutto solo nei film, così insieme all’amore vero e travolgente arriva anche la necessità di nascondere tutto e crearsi una vita parallela “perché lo sai – mi dice – un tradimento è malvisto, il tradimento di una donna gay è impensabile”. P. si fa forza dopo tanti anni, quando capisce che amare chi si ama davvero, alla luce del sole, diventa un’esigenza fisica; così lascia il marito ma non lascia i figli, lo ribadisce con forza.

A questo punto la conversazione inizia a lasciarmi lo sdegno, proprio quando P. mi racconta le conseguenze del suo gesto: quella che fino a quel momento era considerata una madre esemplare inizia a essere giudicata inadatta a svolgere il suo ruolo per comportamenti immorali, e un giudice stabilisce l’affidamento per l’ex marito. Le faccio una domanda che sembra stupida anche a me subito dopo averla fatta. Le chiedo se tutto quello che sta attraversando, la lotta per avere il diritto di crescere i suoi figli, i pregiudizi e i giudizi veri e propri, l’invito a rivolgersi a uno psicologo buttato lì come un consiglio medico per curare un’infezione, le chiedo se valga la pena sopportare questa sofferenza, e lei mi risponde con la stessa domanda che mi ha posto all’inizio della nostra chiacchierata: sei mai stata innamorata? Innamorata davvero? Abbasso gli occhi e nel profondo provo pena per tutte quelle persone che non hanno conosciuto l’amore, che non sanno donarlo o che non lo hanno mai ricevuto.

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