Il fatto che una delle componenti principali ne sia la fisicità intesa – da chi mal intende – nella sua accezione più bruta o il fatto che sia accessibile a tutti, soprattutto al popolo – e alle sue profane considerazioni – il fatto che soprattutto il popolo lo abbia trasformato in culto con tanto di cattedrali santini e riti e crociateo il fatto che il mondo economico ne abbia adocchiato le potenzialità e l’abbia sottomesso ad opera di imbellettamento bè tutto questo ha preso il calcio, ha preso la grandezza, la bellezza, la dignità, l’essenza del calcio e l’ha torturata senza pietà.
Fino ad ammaccarla. Fino a rimpicciolirla.
– Ma che stai dicendo? Rimpicciolito il calcio? E’ seguitissimo, e’ dappertutto, è opprimente. Se guardi il telegiornale sulla rtp dopo cinque minuti di notizie varie su un arresto per spaccio un autobus nuovo e qualcuno che insulta Accorinti ci sono quaranta minuti di Acr Messina tutta la redazione si occupa dell’Acr Messina! – Vero, innegabile, ma era appunto quel che volevo dire, l’onnipresenza del calcio è parte dell’opera di rimpicciolimento della sua immagine, o forse preferite mostruosizzazione, l’onnipresenza del calcio è parte dell’opera di mostruosizzazione del calcio! Così mentre ti trovi seduto al bar sei costretto a trattenere le lacrime perchè le tue orecchie odono gli affronti, uno dopo l’altro, da entrambe gli schieramenti.
Da un lato la squadra dei calciofili, ormai assolutamente dipendenti da questa forma di droga visuale, pronti a fare a botte e a sbraitare per i colori prediletti o per le loro ragioni di natura emotivo-tattica, pronti ad insultare – di insulti che non hanno alcuna connessione fra l’altro – madri padri e compagnia. Dall’altra gli anticalcio che con smorfie di disprezzo e rigide aristocratiche posizioni marmoree ed inattaccabili denigrano ogni aspetto dell’oggetto in questione, prendendone le distanze come da un germe demoniaco.
Siete mai andati a vedere uno spettacolo di danza? E una partita a scacchi? Un incontro di boxe, la corrida, una gara d’atletica?
Quel che si nasconde sotto la superficie arcinota di ogni sport è uno strato spesso e sublime di poesia. Ma se la tua attenzione è superficiale se il tuo sguardo è prevenuto e poco incline ad inoltrarsi dove non ci sono indicazioni non potrai mai notarlo. Sotto la crosta, dove non esiste classifica nè risultato, o meglio esistono ma in altri termini molto meno pericolosi e cardiopalmici, dove non c’è sponsor nè l’aggressivo mondo dei media brulica una vita ricoperta, ammantata di arte. Ogni sport del resto è una forma d’arte,(questo pensiero non è accettato solitamente da chi durante l’ora di educazione fisica all’atto di fare le capriole si nascondeva in bagno o fingeva di dimenticare di indossare la tuta il giorno x nel quale appunto compariva la fatidica ora di educazione fisica), lo è al pari della poesia della pittura della scultura. Vi soggiace una tensione cerebrale indissolubilmente legata allo sforzo fisico e viene fuori la figura dell’attore-sportivo che si muove in uno spazio-tempo definito e recintato da un regolamento, da un codice nello scenario di uno stadio o di una pista non so di un’arena come fosse un palco di un teatro e recitasse l’attore-sportivo una parte con o senza copione, come fosse metafora della vita, zona di confine, limen, dove l’energia tutta si sfoga in un’eruzione tendenzialmente ingannevolmente priva di senso: lo stesso imbroglio tale e quale a quello dell’arte. Cibo per materia grigia e tamburellamenti atrio-ventricolari.
Quando un arbitro fischia l’inizio di una gara, tu spettatore, lavati d’ogni tua conoscenza pregressa, prendi posto nel seggiolino o nel divano ( non c’è paragone ovviamente fra seggiolino e divano a favore del seggiolino) e lascia che i tuoi occhi seguano la danza. Potrai notare come due squadre di ballerini opportunamente diretti dai loro allenatori coreografi danzino su un tappeto verde fra giravolte piroette geometrie e gesti atletici. Puoi anche rivalutare il chiasso proveniente dalle curve, che assume una nuova connotazione, e il tutto diventa uno spettacolo, puro. E potrai assaporare la bellezza nella brutalità – nella accezione sorridente finalmente- della fisicità, l’immensità dell’ingegno umano nelle mosse sulla scacchiera, la grazia, l’eleganza del corpo umano e della tecnica e della genialità degli interpreti, potrai apprezzare la danza, la poesia, l’arte, alleluja! e quando la palla entrerà in rete potrai godere di gusto, dire: gol!
(“Ehi! ma tu non tenevi per gli altri?” – ” si, ma è stato bello lo stesso!”).
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