Emblema eccelso del folklore siciliano, chi si trova a passare per la Sicilia, che sia per lavoro o turismo, che sia per un mese o per un solo weekend, non può non avere l’occasione di ammirarne uno da vicino, seppure in miniatura. Variopinto, eccentrico e dalla bellezza singolare: stiamo parlando del carretto siciliano. I primi di essi fecero la loro comparsa intorno ai primi anni dell’Ottocento, cioè dal momento in cui le reti stradali ottimizzarono la propria efficienza, rendendo possibile la circolazione di mezzi da soma. Si inaugurava con ciò l’apertura di nuove vie di commercio, che fino a quel momento avveniva esclusivamente via mare. Utilizzato dunque per il trasporto di merci e persone, si identifica come un elemento di fondamentale importanza sotto il profilo economico. Ma ciò che spesso s’ignora è il fatto che anche i carretti hanno il potere di raccontare. Vengono raffigurati attraverso giochi cromatici e temi di vario ordine: leggende, storie di cavalleria, immagini votive. Ciascun carretto lascia un messaggio, ci parla attraverso i colori, le figure e gli ornamenti. La sua vivace appariscenza è stata oggetto di attrazione e descrizione di penne internazionali, come Guy de Maupassant. Le scelte cromatiche variano a seconda delle aree in cui avviene la realizzazione e il “know how” viene diligentemente tramandato di generazione in generazione. Gli antichi mestieri legati alla storia del carretto siciliano hanno reso protagonisti generazioni di falegnami, pittori e scultori. Non semplici artigiani, ma veri e propri artisti. Categorie di mestieri in via d’estinzione, ma che non hanno mai perso il loro fascino. Questo e tanto altro c’è ancora da scoprire sulla storia di queste originali opere d’arte dalle grandi ruote e dai pennacchi sgargianti che hanno contribuito ad arricchire il patrimonio culturale siciliano.
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