Per un certo periodo della mia vita ho sognato di fare l’astronauta. Anche oggi, ogni tanto, ci penso e mi chiedo come sarebbe stato ma non è andata così, sono rimasta coi piedi per terra, in tutti i sensi. La battuta è banale ma efficace per esprimere il concetto di possibilità. Le possibilità che si incrociano col destino, quelle che si mescolano con il carattere di ognuno di noi, quelle che credevi e quelle che vorresti, che hai avuto e che non hai saputo, capito, sfruttato. Col senno di poi impari a pensare che doveva andare così. Ecco si mostra davanti a te il fallimento e la rassegnazione. E poi ci sono una serie di possibilità che non arrivano, che non ci sono proprio. Se vai in giro a Messina a chiedere quali prospettive ti offre la città, non troverai quasi nessuno contento della propria situazione. Se sei adolescente vorresti una città che assomigliasse a Ibiza, tanto divertimento e nessuna rottura di palle, se ne ne hai 20, vorresti facoltà universitarie tipo Harvard, famose nel mondo così da laurearti e trovare un lavoro facilmente, se ne hai 30 vorresti il lavoro dei tuoi sogni, se ne hai 40 più spazi per i tuoi figli, ordine, disciplina,servizi, pulizia, se ne hai 50 hai paura che morirai a Messina senza aver fatto nulla dei tuoi sogni, se ne hai 60 vorresti godere dei tuoi sacrifici che non sono realmente frutto delle possibilità che ti ha offerto la città, se ne hai 70, forse, aspetti solo di morire. Ovviamente non smetti mai di lamentarti. Ecco come si sprecano le possibilità di una vita: aspettando che siano gli altri a smuovere le cose. Aspettando. Aspettando e sperando. Aspettando e sperando e morendo.
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