Babbo Natale invade la tv. Capolavori in replica e poche prime visioni

No, vi assicuro, non avete il televisore posseduto da strane presenze elfiche. Tranquilli, non hanno oscurato il programma della vostra conduttrice preferita. E non è neppure un brutto sogno ambientato in Lapponia. È semplicemente Natale.

Eh sì, in questo periodo dell’anno tutto cambia, non esiste più alcuna certezza. La gente inizia a vestirsi di rosso. Per strada echeggia un costante “Buone Feste – Anche a te e famiglia”. E le emittenti nazionali sembrano aver firmato un accordo per mandare in onda h24 pellicole con ambientazione natalizia, con sincronica perfezione, come il tradizionale discorso del Presidente della Repubblica la sera del 31 dicembre, trasmesso a reti unificate che, per contenuto noioso, borioso, lagnoso e senile, fa andare di traverso l’antipasto appena ingerito (auguri anche a lei Presidente). Bisogna solo arrendersi o esserne entusiasti. I detrattori del Natale sono costretti a tenere spenta la tv. Mentre, i fedelissimi di Santa Claus potranno farsi una scorpacciata di “Christmas Movies”, alla faccia del Grinch e del dickensiano Scrooge.

La programmazione dicembrina è addobbata rispettando le più severe regole che il Natale esige. Gli studi televisivi si trasformano, arricchendosi con luminosi alberi, grandi fiocchi, musichette e tanta tanta tanta allegria di circostanza. E poi i film. Chi vi scrive appartiene alla seconda categoria, tra le due elencate poche righe su, non ne perdo uno. Inizio ad elencarvi la mia personale “Top Five”, certo che molti dei lettori troveranno titoli a loro familiari. Al quinto posto si classifica Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, versione 1971. Alla quarta posizione l’immancabile Mamma ho perso l’aero, citando a memoria le battute più cefoto internalebri, tra cui “Tieni il resto lurido bastardo”. Terzo posto, The Family Man, con Nicolas Cage, lo consiglio a chi non lo abbia mai visto. Medaglia d’argento a Sister Act, 1 e 2, a pari merito perché è quasi un’esigenza vederli uno dopo l’altro. Confermate anche voi che al momento dell’acuto di “OH HAPPY DAY” il livello di pelle d’oca supera ogni record storico? Rullo di tamburi, sul podio dei film di Natale, che la cara televisione italiana, digitale e terrestre, ripropone ogni anno, che mi paralizza sulla poltrona, senza alcuna distrazione e che intere generazioni hanno visto, rivisto, e strarivisto, va Miracolo nella 34° strada, senza slitte volanti e renne parlanti, senza Babbo Natale che scende dal comignolo, senza elfi e polverine dorate, l’unica magia che vuol essere trasmessa è che la sola gioia di credere in qualcosa può far sì che esisti davvero.

In questa breve classifica ho dovuto scartare la sfilza di capolavori animati Disney che, ragione mai compresa a pieno, sono trasmessi solo durante le feste natalizie, ma che meritano una menzione speciale poiché sono forse gli unici film che hanno ancora la capacità di richiamare l’attenzione sia dei piccoli telespettatori sia del pubblico più grande, come una sorta di agglomeratore familiare, che unisce, diverte e rilassa.E poi la sezione dei “CinePanettone”, genere, che solo in rarissimi casi, unici direi, è riuscito a strapparmi qualche risata. Il mio personale dissenso non nasce da studi cinematografici, o da esperienze di critico in materia, ma forse da un’incapacità a comprendere a pieno la loro comicità, fondata su sketch certamente volgari, conditi da una sfilza di turpiloqui, le immancabili tette e culi, pacchi e pettorali. Per fortuna sembra che, negli ultimi anni, questa tradizione, tutta italiana, vada scomparendo. Nel mese di dicembre continuano ad uscire nelle sale tante commedie made in Italy, in fin dei conti il popolo del Bel Paese è un abitudinario di natura, ma il prodotto nato e concepito come “CinePanettone” è stato messo in riposo forzato, necessario, e mi auguro duraturo!

Dario Donnina 

Dario Donnina

Dario Donnina

Giornalista trentaquattrenne messinese, laureato prima in Lingue e Letterature Straniere, poi in Metodi e Linguaggi del Giornalismo presso l’Università di Messina. Ha trascorso periodi di studio e lavoro all’estero. Dal 2011 al 2013 coordinatore dell’Hay Festival Segovia, evento internazionale che si svolge ogni settembre a Madrid. Su scirokko.it è sua la firma della rubrica Storie.
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