Cosa hai pensato quando hai sentito parlare per la prima volta di Distrart, del tentativo di diffondere la Street Art – intesa come arte urbana fruibile gratuitamente – a Messina? Che relazione hai con questo tipo di arte?
Per prima cosa leggendo il bando ho subito intuito la serietà del progetto, spesso infatti è difficile districarsi tra proposte reali il cui fine è appunto esaltare l’arte, da altre proposte dove il fine è alzare polveroni per fini magari propagandistici. Gli elementi che mi ha colpito di più sono stati il legame tra la nostra identità e quello delle nostre origini pittoriche nell’ intento di diffondere al pubblico un nostro messaggio urbano e la tematica del blu che doveva essere il filo conduttore di ogni pensilina. Con la Street – Art ho un legame più da fruitore, infatti nel mio bagaglio artistico sono più legato alla pittura su tela e ai colori ad olio.
In base a cosa hai scelto la tematica e com’è nata l’idea che poi hai presentato e realizzato per Distrart?Generalmente, come nasce e prende forma una tua opera?
Nello scegliere la tematica mi sono orientato verso il paesaggio marino, sia perché fa parte della mia ricerca pittorica nei due cicli “Sereno Altrove” e “Mare al quadrato” , due personali di ispirazione marina: quasi due omaggi al mare, sia perché nelle mie opere in qualche modo il mare c’è sempre anche quando non si vede. L’idea è stata quella di ingigantire quattro quadri presenti nella collezione di “Mare al quadrato” e tramite delle applicazioni adesive applicarli negli spazi delle pensiline, mi piaceva infatti l’idea di vedere ingigantiti dei quadri che in questo caso hanno delle dimensioni 50.50 e il fatto che la stampa resistente ad i raggi uvb possa permettere una durata maggiore dell’opera visto che in genere la street art è soggetta all’incuria del tempo e ad atti di vandalismo.
Generalmente una mia opera nasce da intuizioni improvvise, alterno periodi di grande ispirazione e periodi di stasi dove tendo ad ricaricarmi di emozioni, di letture, di viaggi o passeggiate … anche se spesso può ispirarmi un semplice aperitivo o un amore. Una volta che nasce in me l’idea o sento che ho qualcosa da dire l’opera si sviluppa e prende vita in poco tempo.
Quale pensi che sia oggi il ruolo dell’artista e che spazio ha in una realtà come quella di Messina e della Sicilia in generale?
Penso che da sempre il ruolo dell’artista è quello di un predestinato. Il ruolo di un essere che ha una vocazione sin da piccolo e che cerca di esprimersi attraverso il proprio linguaggio, una sorta di ponte comunicativo tra il sé e il mondo. Oggi forse è più complicato vivere d’arte, viviamo in un’era prettamente tecnologica e spesso ci si scontra con chi di arte ha studiato poco o proprio ha interesse per l’arte. Penso che nella mia città, Messina, ci sia comunque un certo interesse una curiosità nelle arti ,la difficoltà è soprattutto nella mancanza di gallerie e luoghi pubblici o privati dove esporre o condividere le proprie opere. Anche nel resto della Sicilia trovo ci sia poco interesse verso gli artisti in genere. Siamo in ambito artistico molto lontani da altre realtà europee.
Le strade di Messina per qualche giorno si sono trasformate nel tuo studio. Come hai vissuto l’esperienza di lavorare a contatto diretto con il pubblico? Hai da raccontare qualche episodio particolare legato a Distrart?
Avendo optato per un’ opera che è stata applicata nella fase di ultimazione non ho vissuta questa esperienza ma in altre occasioni devo dire che è stimolante vedere le persone che ti guardano dipingere.
E secondo te come ha reagito la città a questo progetto?
Al di là di qualche sterile polemica sui social network direi che la città possa essere solo felice che le pensiline abbiano un loro senso anche estetico e che dei muri adesso vivono.
Cosa hai pensato quando hai sentito parlare per la prima volta di Distrart, del tentativo di diffondere la Street Art – intesa come arte urbana fruibile gratuitamente – a Messina? Che relazione hai con questo tipo di arte?
Quando ho saputo dell’iniziativa ho subito immaginato una Messina nuova, un risveglio artistico della città e volevo assolutamente farne parte. Da un anno mi sono trasferita a Bergamo ma ho avuto comunque il massimo piacere nel partecipare a un evento così significativo per la mia città.
In base a cosa hai scelto la tematica e com’è nata l’idea che poi hai presentato e realizzato per Distrart?Generalmente, come nasce e prende forma una tua opera?
Io sogno di diventare un’illustratrice, di creare delle immagini adatte a un testo, ho scelto quindi tra le tematiche il tema dei miti perché mi ha sempre affascinato moltissimo; ho rispolverato una vecchia copia dell’Odissea e ho letto quelle proposte dal bando, molte mi attiravano, ma appena ho preso il foglio e la matita di getto mi è uscito un Ulisse.
Solitamente mi dedico almeno due o tre giorni alla ricerca, questo vuol dire cercare il testo, comprenderlo, cogliere i punti più importanti e iniziare a scrivere di getto cosa mi ha colpito, poi cercare messaggi nascosti, il retro delle storie, leggere tra le righe quello che le parole non dicono ma che la mente elabora tramite il processo dell’interpretazione. Poi tutto diventa chiaro, ma di certo nasce prima l’idea e poi il segno. La seconda parte è interamente di ricerca visiva: chi ha affrontato lo stesso argomento prima di me e come lo ha svolto e ancora quali limiti posso varcare. Fatto ciò si comincia con qualche schizzo in un blocco e poi pian piano si progetta anche digitalmente così da avere una visuale più precisa.
Quale pensi che sia oggi il ruolo dell’artista e che spazio ha in una realtà come quella di Messina e della Sicilia in generale?
Credo che il ruolo dell’artista è, ed è sempre stato, di comunicare, di esprimere se stesso e il periodo storico in cui vive.
Le strade di Messina per qualche giorno si sono trasformate nel tuo studio. Come hai vissuto l’esperienza di lavorare a contatto diretto con il pubblico? Hai da raccontare qualche episodio particolare legato a Distrart?
I quattro giorni li ho vissuti benissimo. Ho invitato tutti i miei amici a collaborare con me, ma sono stata felice di coinvolgere anche i passanti tra cui molti bambini, perché il mio progetto dev’essere di tutti non solo mio, deve appartenere anche a loro, voglio che, passando, lo leghino a quel momento artistico pieno di felicità e condivisione.
E secondo te come ha reagito la città a questo progetto?
La reazione della gente che ho avuto intorno mi è sembrata estremamente positiva, quando si preoccupavano per gli eventuali vandali io rispondevo che la strada non è un museo e queste cose sono preventivate ma non sono gravi quanto non far nulla per migliorare la propria città.
0 Commenti