Il perfetto cliché prevede che il “buon” killer sia sempre un uomo, eventi di cronaca e fantasia hanno imposto questa regola. Ma noi vogliamo sfatare il mito che vede la donna sempre come vittima e mai come carnefice. Nei mesi scorsi abbiamo analizzato diversi casi di donne passate alla storia per la crudezza dei loro reati – vedi: Giovanna Bonanno, Giulia Tofana e Mary Mallon. A rincarare la dose vi proponiamo una breve biografia delle quattro tra le assassine più crudeli degli ultimi secoli che faranno tornare sui propri passi chiunque parli ancora di sesso debole:
Elizabeth Bathory: nobildonna ungherese dedita alle orge e alla magia nera, visse tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600. Nota per il suo sadismo nel punire e uccidere, dapprima i propri servi, poi anche giovani contadini e appartenenti alla piccola nobiltà, istituì nel suo castello un’accademia che, con la scusa di istruire ed educare le ragazze provenienti da famiglie agiate, metteva a disposizione della sadica contessa centinaia di potenziali vittime; le quali, dopo essere state seviziate, venivano sgozzate così che il loro sangue potesse essere usato dalla nobildonna, convinta che questo ringiovanisse la sua pelle, per le sue cure di bellezza.
Madame Popova: il suo vero nome non è noto ma le sue gesta sono famose in tutta la Russia, nel periodo che va dal 1880 fino ai primi del ‘900 questa donna uccise oltre 300 uomini, su commissione di donne sposate a mariti crudeli o violenti, per lo più per mezzo di avvelenamento da arsenico, utilizzando tuttavia di tanto in tanto anche armi o persino mani nude.
Amelia Dyer: soprannominata Jill the Ripper è considerata tra le assassine più crudeli dell’Inghilterra vittoriana; vedova ed economicamente in difficoltà lascia il suo lavoro di infermiera per dedicarsi ad un macabro commercio di infanti: dopo aver adottato bambini indesiderati dai genitori dietro un compenso in denaro, lasciava che questi, non più necessari, morissero di inedia. Dapprima arrestata e condannata ai lavori forzati con l’accusa di negligenza, torna in libertà per reiterare la sua condotta criminosa, questa volta, nel 1890, viene accusata di omicidio e condannata a morte a seguito di un rapidissimo processo (solo quattro ore). Non si conosce il numero esatto delle sue vittime, solo 6 quelle accertate ma si sospetta abbia causato la morte di oltre 400 bambini.
Enriqueta Martì: tristemente nota come la Vampira di Barcellona, dapprima prostituta, con lo scopo di arricchirsi ulteriormente inizia un business basato sul commercio di pozioni magiche dai sedicenti poteri illimitati, ricavate da ossa, sangue e tessuti di bambini rapiti. Due piccole sopravvissute alla bestia testimonieranno come questa le abbia costrette sia alla prostituzione che al cannibalismo. La vampira, inchiodata dalle prove schiaccianti e condannata a morte verrà tuttavia uccisa nella sua cella da un’altra detenuta.
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