Depressione post vacanza: un inganno della mente?

Sono due le logiche a cui risponde la nostra economia mentale: il principio di piacere ed il principio di realtà. Il primo ci spinge alla soddisfazione dei nostri desideri, il secondo a chiederci se questo è possibile, se arreca in qualche modo un danno a noi o agli altri o se la questione va semplicemente posticipata.

Chissà quanti hanno aspettato l’intero anno, hanno messo da parte un gruzzolo, hanno strenuamente lottato per concordare fra colleghi quell’unica settimana di ferie. Il tanto meritato riposo, in cui finalmente dedicarsi solo ed esclusivamente ai piaceri di un viaggio, delle spiagge, delle lunghe serate, della buona tavola. Ovvero tutto quanto cambia inesorabilmente i nostri ritmi biologici.

Le implicazioni sono riduzionisticamente due. La prima si manifesta su un piano biologico: ritmi del sonno amplificati o ridotti, pasti senza orario, appetito alterato, vita notturna, melanina alle stelle. Ci si può sentire stanchi, con scarsa capacità di concentrazione, avere disturbi all’addormentamento o al risveglio, poca energia. La seconda è vissuta invece su un piano puramente intrapsichico. Può succedere infatti, a seconda della propria struttura personologica, che il dolce far niente non sia poi così dolce. Chi soprattutto agisce secondo degli schemi di produttività e ad esempio pensa “prima il dovere e poi il piacere” potrebbe sentirsi lievemente in colpa nel praticare l’ozio.

Chi invece è più vicino al principio di piacere e percepisce la massima soddisfazione da uno stile di vita senza vincoli o orari, faticherà moltissimo quel lunedì che dovrà recuperare concentrazione per riprendere gli studi, tornare bruscamente alla sveglia del mattino, rispondere alle richieste ambientali del posto di lavoro.

E’ per questo che spesso si parla di depressione post vacanza. Il dedicarsi ad attività piacevoli, come ad esempio lo sport, l’esposizione alla luce solare, le relazioni sociali, fa aumentare i livelli di serotonina e la produzione di sostanze chimiche legate, a livello cerebrale, ai circuiti del piacere, ovvero il rilascio di endorfine nel sistema limbico.

Così, un po’ come recitava qualche anno fa lo spot che mostrava persone “giù di corda” dopo essere tornati dalla crociera, plausibilmente il ritorno dalle vacanze potrebbe essere vissuto con una lieve deflessione dell’umore.

Niente paura però, innanzi tutto perchè potrebbe essere semplicemente un inganno percettivo. Ovvero, se immaginate il tono dell’umore come una linea che si mantiene più o meno stabile, se, come accade in vacanza, l’umore subisce un’impennata, tornare alla modulazione “normale” viene percepito come un calo, ma a conti fatti non lo è. Inoltre, il nostro cervello è in grado in pochi giorni di ristabilire i ritmi circadiani e dell’appetito e naturalmente ci riesce meglio se ci impegnamo a recuperare una certa regolarità nel cibo e nel sonno, che paradossalmente – per quanto possa sembrare noioso – sono l’unica garanzia del pieno recupero delle energie.

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
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