Ci sono giorni d’estate, in assenza di vento e con il mare calmo, in cui nello Stretto di Messina appare una città “sospesa” a metà tra cielo e mare. Un vero e proprio miraggio che altera la realtà al punto che i piccoli oggetti, le case, le auto, le automobili appaiono distorti e ingigantiti in aria in scenari surreali e fantastici.
“Fata Morgana” si verifica quando i raggi di luce sono fortemente incurvati dal passaggio attraverso strati d’aria a temperature diverse, in condizioni di inversione termica. Infatti, in presenza di tempo sereno, può capitare che uno strato d’aria molto più calda sovrasti uno strato di aria più fredda: in questo caso, la differenza tra gli indici di rifrazione può dar luogo alla formazione di un condotto atmosferico che agisce come una lente di rifrazione, producendo una serie di immagini sia dritte che invertite. La luce proveniente dall’oggetto all’orizzonte viene rifratta dall’aria e giunge da una direzione diversa da quella che ci si aspetterebbe.
Il mito narra di una magica città sulle acque tra la Calabria e la Sicilia, unica al mondo e visibile solo dalla costa reggina, tramandata da secoli come il castello della Fata Morgana, sorella di re Artù, che giunta in visita sull’isola, si innamorò della Sicilia al punto di stabilire nelle acque dello Stretto la sua residenza. Nelle giornate di cielo sereno, Morgana si affacciava dalle acque dello Stretto di Messina e faceva rimbalzare tre sassi sulla distesa azzurra, facendo apparire figure di palazzi e foreste. Vittima di questa malia, secondo le leggende isolane, fu un re dei barbari sulla via della conquista della Penisola. Si racconta che il barbaro, arrivato a Reggio Calabria, progettasse l’invasione della vicina Sicilia ma non possedesse imbarcazioni per raggiungere la terra bramata. Ad offrirgli un ingannevole aiuto fu proprio Morgana, che con un cenno disegnò la costa siciliana a due passi dalla costa dove si trovava il re dei barbari. Questi, ebbro di conquista, si lanciò verso le case e le spiagge assolate che vedeva vicinissime e affogò miseramente.
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