Ferdinandea, l’isola fantasma

Ben sette furono i nomi che le vennero dati. Tra questi: Graham per gli inglesi, Julia per i francesi e Ferdinandea per noi italiani. Così, infatti, Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, decise di chiamare (in suo onore e su suggerimento del Prof. Carlo Gemellaro, naturalista della Regia Università di Catania) la nuova isola di natura vulcanica, sorta trenta miglia a sud dalla costa siciliana di Sciacca nel Luglio del 1831, annettendola per Regio Decreto al suo Regno il 17 Agosto dello stesso anno.

Violentissime scosse di terremoto, boati, esalazioni sulfuree e una colonna di fumo alta bel 15 metri accompagnarono l’affiorare dell’isola, che però, a causa della sua fragile composizione (ceneri e lapilli vulcanici), resistette circa sei mesi all’azione corrosiva del mare e del vento.

L’isola, che si trova oggi ad una profondità minima di circa 6,9 metri sotto il livello del mare, ISOLAnon è più riemersa, ad accezione di due rari e brevissimi episodi nel 1846 e nel 1863. Gli scienziati però sostengono che l’isola, sotto la spinta del movimento sismico causato dall’Etna, potrebbe nuovamente riaffiorare. Ed è sperando in tale eventualità e per essere sicuri che l’isola, riemergendo, abbia i colori dell’Italia, che alcuni sommozzatori siciliani si sono immersi collocandovi, oltre alla targa in pietra che attesta la “sicilianità” dell’isola, il Tricolore.

La breve esistenza dell’isola fu fonte di ispirazione per il brano, “L’isola Ferdinandea”, del violoncellista e compositore palermitano Giovanni Sollima, di cui vi proponiamo il video.

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