Galleria Santa Marta. Storia di una Guerra e di un Fantasma | scirokko.it

Messina è stata una delle città siciliane che ha sofferto maggiormente gli effetti della Seconda Guerra Mondiale. I numerosi e ripetuti bombardamenti, cui è stata costretta quotidianamente durante il conflitto, hanno raso al suolo importanti e storiche strutture architettoniche, cancellando così un intero patrimonio artistico, complessivamente furono sganciate 6.542 tonnellate di esplosivo. Per salvaguardare invece l’incolumità dei cittadini, in quei decenni sono stati costruiti, nei punti strategici di Messina, alcuni rifugi antiaerei, che adesso però rischiano di essere del tutto dimenticati, pur offrendo ancora un’importante possibilità di utilizzo, soprattutto per eventi culturali.

A Messina esistevano tre rifugi importanti in Galleria: Santa Marta/Santa Maria, Cappellini e Cappuccini. La Galleria Santa Marta-Santa Maria attraversa la città al di sotto della collina del Noviziato e possiede due ingressi, (S.Marta) sulla via Santa Marta e l’altro (S.Maria) lungo la via Giovanni Pascoli. L’anno di realizzazione risale all’epoca fascista, 1937, ed ha un’estensione di circa 440 metri lineari. Nell’agosto del 1943, la galleria Santa Marta si rivelò di estrema utilità. Messina, infatti, subì diverse incursioni aeree e, poiché era una città realizzata in cemento armato, dall’alto sembrava resistere ai bombardamenti perché gli edifici, seppur danneggiati, rimanevano in piedi e ciò induceva gli incursori a non demordere nello sgancio di ordigni esplosivi.

Oltre all’importanza storica, la Galleria Santa Marta racchiude in sé tanti racconti, uno di questi è quello di una particolare presenza. Si racconta, infatti, che all’entrata della galleria di tanto in tanto si possa incontrare un bambino, con addosso il tipico abbigliamento degli anni ’40. Si tratta del fantasma di un ragazzino di dieci anni che raramente appare, saluta con un sorriso e nell’immediato si dilegua.

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