Eterosessuale. Già dover precisare a quale orientamento sessuale appartengo mi fa ribrezzo. Perché non credo che per risultare piacevole o meno, interessante o meno, intelligente o meno, si debba partire dal mio orientamento sessuale. Si dibatte spesso e parecchio ultimamente sulla natura sessuale dei genitori, se sia giusto o meno che una coppia omosessuale possa occuparsi di una nuova vita che nasce. Da etero dovrei difendere la mia “categoria” ma siccome prima di tutto sono una persona, non lo farò. Questo non significa che sia d’accordo con la possibilità di genitori dello stesso sesso. Parto dall’etimologia, della parola genitore che credo sia fondamentale, se non altro, per capirne il significato della parola stessa. Garzanti, copio e incollo: ”lett. chi genera o ha generato, dal lat. genitōre(m), deriv. di genĭtus, part. pass. di gignĕre ‘generare’”. Quindi il genitore è quello che genera, che concepisce e partorisce bambini. Su questo non ci piove. Ma io so per certo che non tutti i genitori sono anche padri e madri. Allora mi chiedo, vogliamo dei genitori o vogliamo dei padri e delle madri? E dunque: due padri o due madri sono troppi? Cioè il problema è questo? Di genitori eterosessuali in giro ce ne sono a volontà ma non tutti sono padri e madri nel senso più stretto e concreto del termine e credo pure che gli stessi padri e le stesse madri di cui stiamo parlando, abbiano prodotto i peggiori problemi ai propri figli con le loro separazioni o anche semplicemente stando insieme anche amorevolmente.
Io non me la sento di dire che chi esercita il mestiere più difficile al mondo debba essere necessariamente etero (e nemmeno omosessuale). Lo ammetto, non so prendere una decisione, forse perché ho paura: ho paura che un giorno dovrò spiegare e non essere in grado di farlo, a un bambino perché un suo coetaneo ha due padri o due madri, ho paura della lecita curiosità di un bambino. Ma la paura si sa ha sempre e solo generato inquietudine, ossessione e fobia. Omofobia, appunto.
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