Ghemon, la faccia pulita dell’Hip Hop

Quando arrivo al Retronouveau, sono le 8 di sera e Gianluca Picariello, in arte Ghemon,  sta effettuando il sound check con i suoi musicisti. C’è qualche turbolenza (che i ragazzi del Retro insieme al suo fonico, arginano immediatamente) ma lui, avvolto in un felpone e blu jeans, non batte ciglio e con grande calma e professionalità, spiega le sue esigenze. Mentre lo osservo lavorare sul palco mi rendo conto che è uno di quelli che non si atteggia a bad boy, ha solo una gran voglia di suonare e di stare con il suo pubblico.  In me che non sono esattamente una sua fan, la suscettibilità prevale sullo spirito critico e nonostante lui, trentenne di Avellino con la faccia pulita e i versi appassionati, sia gentile e garbato, io penso che stasera (ieri, ndr) il pubblico sarà prevalentemente formato da ragazzine in adorazione e  “sfigatelli” di ultima generazione che muovono le mani in quel gesto tipicamente rap.

Quando riesco a farci due chiacchiere,  decido di confessare immediatamente la mia ignoranza in materia e il fatto che i “miei rapper” erano Jovanotti, i 99 Posse, Fritz da Cat, Neffa, gli Articolo 31 e i Sottotono, e che lì mi sono fermata. Lui sfoggia un sorriso e mi dice che sono stati anche i “suoi rapper” e che ascoltando i suoi pezzi non avrò difficoltà a seguire il genere. E anzi mi invita a restare per il concerto, proprio per “Avere una visione più completaSono in mezzo a una serie di strade che si intersecano, per scelta che ho volutamente intrapreso. Il percorso che ho fatto precedentemente e la mia formazione prettamente hip hop mi hanno dato anche la possibilità di imparare tante altre cose perché risalendo al campionamento che poi, spesso è per il 90% dei casi la base dell’hip hop degli anni novanta con il quale sono cresciuto, sono poi risalito ad altri generi musicali e di conseguenza li ho “mangiati” voracemente e assorbiti. Conosco tanti miei amici e colleghi che come me  hanno avuto lo stesso genere di curiosità ma poi continuano a fare rap mentre io non ho resistito(!) e ho messo questi elementi che ascoltavo negli altri dischi nei miei. Mi piacerebbe che si riconoscesse la matrice hip hop che è alla base di tutto e la mia personale esplorazione del resto dei generi”.

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Quali nuove strade intravedi per l’hip hop?   

Penso che vengano dalle persone. Tutti si preoccupano di una questione numerica mentre io penso ad una questione umana: la generazione dei “nuovi italiani” è culturalmente mischiata e sono sicuro come è successo nel resto del mondo che l’hip hop italiano può solo migliorare, in delle cose  peggiorare ma quella è una questione di società. La questione del peggioramento contenutistico del “modello americano” fa parte dell’hip hop e magari ci sarà un ragazzino mezzo italiano e mezzo nigeriano che farà un video con i soldi nelle mutande ma probabilmente invece arriverà qualcuno che migliorerà il “mio cross over” con elementi culturali; sono certo che il melting  pot porterà qualità.  

Prima il rap era considerato un genere seguito da persone “problematiche”, eri quasi considerato un disadattato se ascoltavi o avevi in mente il rap, tu come l’hai vissuta, che adolescente sei stato? Eri dentro una crew o eri un solitario…

Era difficile trovare compagnia ma me la sono andata a cercare; proprio ieri  ricordavo di  mia madre che “odiava” queste persone che si “portavano via” questo figlio piccolo che era inciampato nell’hip hop ma i miei coetanei non ne sapevano niente quindi frequentavo amici che avevano 4-5 anni più di me e, 13 e 18 anni, sono tanti. Quindi iniziavo ad andare via di casa…però per me è stato formativo.

Oggi invece è diventato un genere più fruibile, grazie anche alla tv dei Talent che oltre a sfornare nuovi rapper, coinvolge quelli già noti alle scene nei suoi show, e Rocco Hunt che vince Sanremo e Fedez che si emoziona fino alla lacrime…

Prima era una cosa per pochi eletti. Io pregavo quando avevo 14 anni di riuscire a reperire un disco “normalmente” e a buon mercato, invece noi ci distinguevamo dai pantaloni: “Quello è un fratello!”. Era molto seducente come cosa ma oggi è bello perché l’hip hop e quindi un “fratello”, lo riconosci perché passa direttamente dal pensiero alla parola.  Fedez “tenerone” vi ha fregato  tutti! Lo dico con simpatia! 

Di che cosa parla “ORCHIdee”, il tuo ultimo lavoro.

Parla di vita, dell’attualità di uno che ha appena superato i trent’anni,  delle cose che sto vivendo adesso(mentre altri miei colleghi giocano ancora a fare i ragazzini io sto andando in giro con una band (Le forze del bene, ndr) mia a suonare. Sto cercando di dare molta importanza ai suoni rispetto alla consolle da Dee Jay.

Ho fatto bene a raccogliere l’invito di Ghemon e restare a seguire il concerto. Tanto da permettermi di dare un consiglio a chi come me non conosceva un pezzo come “Fuori luogo ovunque”.

www.ghemon.it

https://www.facebook.com/ghemonofficial

https://twitter.com/Ghemon

https://www.youtube.com/user/GhemonScienza

 

Ileana Panama

 

Ileana Panama

Ileana Panama

Filosofa dallo spirito libero e passionario. Mille difetti e un solo pregio: la caparbietà. Pare che per essere il direttore basti. Non ama le mezze misure, le mezze parole e le mezze stagioni. Onestà intellettuale ed educazione, queste le cose che apprezza negli altri. Profondamente attaccata alle sue radici, è tornata, dopo un lungo vagabondar per restare ma soprattutto per Fare. Imperdibili le sue interviste.
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