Ancora fino al 30 Novembre è possibile visitare alla galleria d’arte contemporanea “Lucio Barbera” di Messina la bella mostra dedicata a due fra gli artisti messinesi dell’Otto-Novecento più interessanti: Giovanni Scarfì ed Egidio De Fichy.
Nonno e nipote, che hanno sicuramente tracciato un bel segno nel campo della pittura e della scultura, soprattutto naturalista – verista – simbolista, nel panorama dapprima messinese e siciliano e poi internazionale.
Egidio De Fichy (Messina, classe 1910) già da bambino conosce la cultura vivace, il dinamismo creativo, crescendo in un contesto intriso di continui stimoli culturali ed artistici e politicamente anticonvenzionale, a favore della dignità dell’uomo, degli umili, contro ogni forma di oppressione. Il padre era un noto giornalista de “Il Messaggero”, fondatore della “Settimana siciliana” e delle testate satiriche “Il Cammaroto” e il “Don Giovanni”; ma è dal nonno (già noto scultore siciliano) che Egidio “respira” il piacere per l’arte, la libertà che l’espressione artistica riesce a dare, spesso, pienamente. E’ da Scarfì, infatti, che il piccolo De Fichy apprende il disegno, la pittura, la plasticità della figura e delle forme.
Dal nonno Giovanni, Egidio apprende, “sposandolo”, anche il tema a cui dedicarsi: il ritratto, la rappresentazione naturalistica di paesaggi e di figure umane.
Per De Fichy, fondamentale anche il suo trasferimento a Roma dove segue i corsi della Scuola Libera di Nudo del Circolo Artistico. Al periodo romano corrisponde tutta una ricca produzione plastica e grafica. Ma il servizio militare e la drammatica esperienza della seconda guerra mondiale lo costringono a tornare a Messina dove diviene disegnatore per il Genio Civile. Inizia, così, un suo ricco periodo di esposizioni collettive che lo vede attivo tra Roma, Napoli, Calabria e Sicilia. A questo periodo risalgono i ritratti della moglie Maria, delle figlie Maria Adelaide, Benedetta, Enza ed Antonella, oltre che una ricca serie di sculture.
Proprio queste ultime, insieme a pitture di sereni paesaggi di campagna, di splendidi nudi femminili dalle forme plastiche e graziate ed anche in armonia con i ritratti ad acquarello policromo, a matita, ad olio su tela di Scarfì, sono protagoniste della interessante esposizione “Pittura e scultura tra Otto e Novecento – Giovanni Scarfì e Egidio De Fichy”, in corso alla galleria “Lucio Barbera”. Una mostra elegante ma decisa che, ancora prima che dal verismo, è tratteggiata da un certo naturalismo dove emerge una predilezione per il figurativo nonostante il fare capolino di tempi in cui questo ultimo fa sempre più spazio a forme che si vanno a deformare, cercando di esprimere più ciò che si sente che ciò che si vede.
Le sculture esposte (di De Fichy), in gesso, gesso patinato, in cera, in bronzo, sono cariche di un simbolismo da cui emerge tutto il desiderio di trovare una corrispondenza tra oggettività e soggettività, tra realtà e sensazione. Alle volte (riguardo gli scultorei nudi femminili) richiamano un po’ Henry Moore, scultore britannico del ‘900, distinguendosi da questo per il dinamismo (che in De Fichy è appena accennato), ma rendendosi simile a Moore per la riflessione sul corpo umano, per la predilezione della figura femminile, simbolo di fertilità, segno di speranza, messaggio positivo in un’epoca (il Novecento) che si apprestava a grandi turbamenti, ma anche positive evoluzioni.
Fino al 30 Novembre
Apertura: da lunedì a venerdì; 09.00 – 13.00; 15.00 -17.00 / Il sabato, 09.00 – 13.00
La mostra è stata resa possibile innanzitutto grazie agli eredi dei due artisti.
Di seguito, qualche scatto per cui si ringraziano gli eredi e tutta l’organizzazione.
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