Giuditta R. messinese, classe 1984. Sin da bambina appassionata d’arte, tanto che una volta “grande” decide di fare di questa passione un lavoro. Diplomata con il massimo dei voti all’Accademia di Belle Arti di Catania, seguita da una esperienza formativa-artistica a Copenaghen. Ispirata dall’Espressionismo dell’artista Francis Bacon, dal cinema thriller-horror, dalla fotografia contemporanea, dai casi di storie criminali e da varie teorie sull’inconscio. Da diversi anni, in campo lavorativo, porta avanti una fitta produzione ed autopromozione, vivendo tra Berlino e Copenaghen. Tante personali fra l’Italia (Messina, Milano, Genova) e l’estero (Berlino, Copenaghen, Praga, Londra). Oggi è tornata nella sua città, con una mostra bellissima. L’abbiamo intervistata per voi.
Giuditta: lontana da Messina da circa sette anni. Certi che non è per te la famosa “crisi del settimo anno”, questa distanza è stata forzata o voluta?
Mah, per me, è stato innanzitutto un modo per apprezzare meglio la mia città e, nello stesso tempo, per sperimentare, uscire fuori dal contesto che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita. Nei miei lavori tutto questo si riflette. Sono parti “psicologiche”. Le tiro fuori e comincio a vedere che erano dentro di me. Così più le guardo e più comincio a volerle bene, anche nel loro modo di manifestarsi alla luce.
Uno degli elementi ricorrenti nelle tue opere è, appunto, il brutto. Ma a questo ti approcci sempre in modo ironico, sia trasformandolo in qualcosa di grottesco sia inserendo, spesso, un particolare colorato, sia questo una farfalla, un bottone, una pietra, un rossetto sulle labbra.
Ecco, questo particolare è forse per te soprattutto un modo per ridere un po’ sul lato horror prima di tutto tuo e poi della vita oppure è più un mezzo attraverso cui credi che sia arrivi alla bellezza più pura o ancora è entrambe le cose?
Beh, penso che si siano toccati due punti fondamentali, infatti per me è entrambe le cose. Da un lato rende personale il disegno e lo rende anche meno “rigido”, più “interattivo”(perchè, a seconda del punto di vista dell’osservatore, la luce ed il colore rispondono in modo diverso) e dall’altro penso che attraverso la consapevolezza del “brutto” si possa arrivare a toccare la bellezza più vera, sono due dimensioni l’una dentro l’altra.
A questo proposito, dato che a differenza di quanto si è portati spesso a pensare riguardo l’arte facendola corrispondere necessariamente a qualcosa di esteticamente meraviglioso, tu ribalti coraggiosamente questa visione. La “schiaffi” in faccia a coloro che si approcciano ai tuoi lavori.
Che cosa è, quindi, per te la “bellezza” (ammesso che tu possa definirla)?
E’ la verità che tutto libera ed è qualcosa di fortemente attraente.
Riguardo la nostra società, un tema molto battuto per ora è quello dell’identità. Questa mostra, “La stanza di Vanessa”, si può dire che è anche un viaggio nell’identità in generale. A questo punto le domande sono diverse: sapresti definire l’identità, pensi di averla trovata e, con il distacco fisico dato dalla lontananza, come stai vedendo Messina, soprattutto dal punto di vista artistico e dei giovani… Pensi che questa città abbia ancora una identità oppure l’ha persa o la sta ritrovando?
Oddio, “domandine”! (risate, ndr). Diciamo che anche in base ad una mia prima mostra a Messina, lo scorso Gennaio, ho visto che innanzitutto non c’è indifferenza. L’affluenza alla mostra c’è stata e parecchie persone erano interessate a cercare di capirla. Questo per me è un dato molto importante. Anche perché io sono tornata nella mia città un po’ “vincitrice”. Me ne sono andata prendendo distanza da certe tradizioni “vecchie” e da certi clichè. Sono andata all’estero, dove sono stata e sono apprezzata. Adesso, dunque, torno nella mia città dialogando con essa, ora le posso raccontare un po’ la mia identità in maniera più matura.
Non credo che si possa dare una definizione statica di identità. Credo che non si possa mettere questa “fra quattro mura”.Nella definizione di “identità” non mi sento mai “arrivata” ad un punto conclusivo.
Uno dei punti cardine di questa mostra è la farfalla. Essa è espressione del movimento vitale. Il suo processo è legato ad una continua rigenerazione. Ritengo che questo concetto attraga molto e penso che il motivo sia perchè esso possa rispecchiare la nostra evoluzione spirituale.
Si è letto che qui in Sicilia, presso la località di Gesso (Me), hai una “residenza d’artista”. Ce ne vuoi parlare?
Si, la “residenza” è la casa dei miei genitori (entrambi artisti). Ho pensato di renderla anche “residenza d’artista” per uno scambio culturale, di conoscenza, di apertura, di confronto. Così oggi ospitiamo artisti internazionali che, per una o massimo due settimane, risiedono nella casa creando delle opere in loco. Ovviamente, essendo casa della mia famiglia, è visitabile solo per appuntamento.
La mostra è visitabile presso il Palacultura di Messina, tutti i giorni eccetto il lunedì. Fino al 23 Ottobre. L’artista sarà presente fino al 7 Ottobre.
Orario di apertura: 10.00 – 13.00; 16.30 – 19.30
Ingresso gratuito
Si ringrazia per le fotografie Le Scalinate dell’Arte
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