Per Hobbes la religione è ricondotta ad una predisposizione naturale al senso del timore e di angoscia avvertita dall’uomo allorché si trova di fronte a fenomeni che non riesce a spiegare. Ed è per questo che, “l’uomo è continuamente soggetto a cadere nella superstizione e a scambiare le sue credenze fantastiche con la vera religione”.
Il credo, ha sempre influenzato l’assetto societario nei secoli. Le divinità egizie, greche e romane davano un senso ai fenomeni naturali un tempo inspiegabili scientificamente. Poi, l’avvento delle religioni monoteiste. La caccia alle streghe, le Crociate e quelle regole morali che diventano consuetudine e si intrinsecano indirettamente nello Stato di diritto. Ed è proprio qui che mi sorge spontanea una domanda: se fossi nato in un posto soggetto al vilipendio secolare da parte delle potenze occidentali portatrici della “libertà”, mi sarei anch’io, a un certo punto, imbottito di tritolo per seminare il panico dove vige la certezza della vita? Rispetto al nostro passato, stiamo un passo avanti, ma non siamo arrivati. Anche da noi il rispetto per la vita altrui, non è ancora un diritto. Esempio lampante il dibattito sul fine vita che neghiamo ai malati terminali, stanchi del fardello da portare e che vorrebbero solo dire basta. Ma questa è un’altra storia…
Quanto odio abbiamo portato con le nostre guerre della pace? Quanti morti non abbiamo pianto? Qualcuno sa dirmi precisamente quante sono le vittime in Libano, in Siria, in Iraq e in tutto il Continente africano? La risposta è no. Sono morti silenti; incidenti di percorso dovuti alla persecuzione del giusto. Il nostro giusto. Davvero mi piange il cuore a sapere quanto è accaduto a Parigi. Nulla può giustificare questi invasati e sicuramente mai in vita mia, mi sarei imbottito di tritolo per porre fine alla vita altrui o semplicemente per seminare il terrore. Però se dobbiamo essere sinceri con noi stessi, non possiamo aprire gli occhi solo quando il terrore bussa alla porta del vicino. Se veramente esiste un Dio, certamente non avallerebbe mai un abominio simile. Il male dell’umanità è l’uomo stesso. È l’interpretazione radicale e integralista del credo. Gli integralismi hanno da sempre limitato l’agire del singolo in nome di un Dio maggiore. Quello che mi lascia basito è proprio il nesso tra l’amore decantato dai testi sacri e l’odio applicato dall’uomo nel mettere in pratica queste parole. Forse non ci resta che sperare nel famoso giudizio universale. Una purificazione dell’anima, del corpo e dell’umanità intera. Un mondo abitato soltanto da animali, che senza alcun dubbio, sono più civili della razza umana.
0 Commenti