Golem: la schiavitù nascosta

Uno spettacolo diverso, sicuramente mai visto: si tratta di Golem della compagnia teatrale londinese “1927″, al suo debutto in Italia proprio al Vittorio Emanuele. Diverso perché porta alle estreme conseguenze il marchio di fabbrica della compagnia, miscelare live action, musica dal vivo e animazione tutto sul palco nello stesso momento: le scene infatti si svolgono con l’ausilio di pannelli sui Golem quali viene letteralmente “proiettata” l’intera scenografia che quindi risulta molto variegata e, grazie alla sincronizzazione col movimento degli attori, dà l’illusione di essere interattiva con gli stessi. Il protagonista Robert è una sorta di nerd che divide il suo tempo tra un lavoro kafkiano, la band punk-rivoluzionaria della sorella Annie e la monotona vita insieme alla nonna; tutto cambia con l’acquisto del golem, che nella tradizione ebraica è una sorta di robot ante litteram, ma che nella storia raccontata sulla scena sfugge ai cliché che lo vedrebbero ribellarsi al padrone e diventa il prototipo perfetto del progresso a portata di mano. La similitudine con l’era del digitale diviene subito chiara quando l’uomo incomincia a delegare sempre maggiori libertà alla creatura che, subdolamente manovrata da una voce sinistra (metafora della multinazionali), decide per lui ogni aspetto della sua vita. La rappresentazione non è solo una satira della tirannide tecnologica ma si scaglia anche contro il grigiore delle città, l’illusione della promozione sociale tramite l’apparenza, la “necessità” di stare al passo coi tempi, la ricerca dell’efficienza produttiva e del profitto a discapito del lavoratore: proprio in questo lo spettacolo risulta forse focalizzarsi su troppi problemi per 1 ora e 30 di rappresentazione; una piccola difficoltà è stata poi quella di riuscire a dividere l’attenzione tra lo spettacolo e i sovra titoli in italiano, che hanno costretto gli spettatori ad alzare ed abbassare continuamente lo sguardo per non perdere nemmeno una delle battute di questo originalissimo e apprezzatissimo spettacolo, che offre molteplici spunti di riflessione. Il golem non è un mostro in se stesso, si nutre di tv e spot pubblicitari che somministra poi al suo “padrone” che, abbindolato dalla frase che sempre ripete “sei libero, sei tu a decidere”, finisce per dargli un potere su di se: è molto più semplice convincere che “la libertà è schiavitù” (Orwell).

Repliche fino a domenica. Tutte le info sull’Agenda di scirokko.it

scirokko.it/evento/spettacolo-golem-prima-nazionale/

Marcantonio Marchese

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