I vizi capitali

I sette vizi (o peccati) capitali sembrerebbero una rappresentazione degli impulsi violenti e passionali che popolano il nostro inconscio (Es). Secondo Freud, il suo celeberrimo scopritore, l’Es, è dominato da due istinti principali: Amore e Morte, Eros e Thanatos. Ciascuno di noi cioè, nella propria parte più profonda, è in grado di operare fantasie distruttive o perverse che, per aderire alle convenzioni sociali, deve rimuovere poiché inconfessabili e inaccettabili. In questo senso il rimosso significherebbe non tanto negare agli altri le proprie fantasie (processo conscio), ma, in qualità di meccanismo inconsapevole, negarle principalmente a se stessi, per non esserne angosciati.

Talvolta questi istinti vengono rappresentati nei sogni e ciò dà modo all’inconscio di riaffiorare e rendersi più consapevole al sognatore. Spesso questo si traduce in immagini che ci hanno disturbato o inorriditi. La lussuria, la gola, l’avarizia, non rappresentano altro che l’amore sfrenato per il sesso, il cibo, il denaro e il potere. L’ira è la reazione smisurata all’incapacità di tollerare una frustrazione, un rifiuto, quando le cose non vanno secondo le nostre aspettative. L’invidia e la superbia sono due facce della stessa medaglia: nel primo trovo nell’altro qualcosa che desidero per me, nel secondo mi compiaccio di qualcosa che possiedo soltanto io, senza confrontarmi con l’altro. Infine abbiamo l’accidia, il gusto dell’immobilità e della noia, che in quanto contrapposizione al potere creativo e trasformativo ha di per sé una connotazione distruttiva, come un’ incapacità a seguire il flusso della vita che è movimento e scorrere del tempo.

Tutti questi vizi sono stati considerati a lungo peccati, specialmente nel Medioevo e da parte della Chiesa cattolica, forse per esigenze societarie superegoiche, ovvero per il bisogno di regole che disciplinassero il nostro comportamento rendendolo socialmente accettabile.

Dal punto di vista psichico, invece, più che un rischio morale si intravede un rischio psicopatologico. Ciascun vizio, che possiamo vedere come uno squilibrio, un eccesso di investimento durante lo sviluppo, sembra parlare di un disturbo: perversioni, dipendenze, disturbi di personalità. Ma il denominatore comune sembrerebbe soprattutto la mancanza di relazionalità: in tutti questi vizi la rappresentazione dell’Altro è completamente assente, oppure è solo un mezzo per raggiungere la propria soddisfazione e laddove la personalità manca dell’alterità rimane fortemente immatura.

Amelia Rizzo

12/12/2014

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo

Amelia Rizzo, classe 1986. Si laurea in Scienze Cognitive e Psicologia presso l'Università degli Studi di Messina. Collezionista di titoli, a causa della sua passione per la Ricerca viene condannata a tre anni di Dottorato, ma pare ne abbia già scontato la metà. Chiamata a curare la rubrica di #psycologia, non ha potuto rifiutare questa insolita richiesta d'aiuto.
1 Commento
  1. […] celava invece una forte attrazione sessuale. Oppure potrebbe essere la punta visibile dell’ Invidia, meccanismo secondo il quale si prova antipatia perchè si risconterano nell’altro […]

    01/09/2015 at 10:07

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