Ida Dalser: la prima – sedicente – moglie di Benito Mussolini | scirokko.it

“Ti ho nel sangue, mi hai nel sangue”

Così scriveva Benito Mussolini nel 1914 in una lettera, pregna d’amore e passione, indirizzata tuttavia non a colei che avrebbe sposato da lì a pochi mesi, Rachele Guidi, già madre della sua prima figlia, ma ad Ida Irene Dalser, un amore che, seppure per il futuro Duce d’Italia bruciò velocemente, perseguitò quest’ultimo durante tutta la sua ascesa al potere.

Ida Dalser conosce Benito Mussolini nel 1909, ma solo nel 1914 il loro amore si consuma in tempi rapidi ma “efficacemente” tanto che, qualche mese più tardi, la gravidanza nata dall’incontro tra i due costringe Mussolini a confessare il tradimento a Rachele Guidi che pochi mesi più tardi diventerà sua moglie. Né questo né il riconoscimento del figlio Benito Albino bastarono alla Dalser per mettersi il cuore in pace, questa, infatti, ormai ossessionata, voleva essere la sola e vera moglie di Mussolini, sostenendo che questi la avesse sposata con rito cattolico ma, non avendo prodotto nessuna documentazione a favore della sua tesi, questa cadde inesorabilmente.

Era il 1917 quando Benito Mussolini, ferito durante un’esercitazione militare, veniva ricoverato nell’ospedale militare di Milano, è qui che Ida Dalser, approfittando dell’infermità del futuro dittatore, introdottasi nell’ospedale, aggredisce Rachele Guidi trovando tuttavia pane per i suoi denti: quella che nasceva come un’aggressione infatti si trasformava in una vera e propria zuffa tra signore davanti agli occhi di uno stupefatto quanto inerme Mussolini che non poté che assistere alla lite. A seguito di questa e altre intemperanze la Dalser veniva dunque – con decreto prefettizio- costretta a lasciare Milano.

A seguito della Marcia su Roma, Mussolini, ormai all’apice del suo potere, non può più gestire le fanatiche gesta dell’ex amante, lascia dunque al fratello Arnaldo Mussolini l’onere di tenere a bada Ida che, intanto, trasferitasi a Trento con il piccolo Benito Albino a casa della sorella e del cognato, non riesce ad accettare il suo ruolo di ex amante scatenando le ire di quest’ultimo. Dopo esser prima stata fermata all’ingresso di Palazzo Venezia, nel tentativo di chiedere udienza al Duce e poi a seguito di una quasi aggressione all’allora ministro della pubblica istruzione Pietro Fedele, ne viene ordinato dai medici – o più verosimilmente dal Duce – l’internamento in manicomio, dove misteriosamente morirà per emorragia– non senza prima aver tentato la fuga – nel dicembre del 1937.

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